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Una coproduzione con Museo Galileo

La mostra, nata da una produzione inedita commissionata da Museo Galileo e MAD Murate Art District nell’ambito del Progetto RIVA, presenta un’installazione site-specific che si sviluppa intorno al tema del deposito, luogo emblema della conservazione ma anche spazio di memorie, materiali ed immateriali, sconosciute e celate alla vista collettiva.

L’intervento installativo di Chiara Bettazzi vede protagonisti gli strumenti scientifici conservati nei depositi del Museo Galileo (tra gli oggetti selezionati un caleidoscopio, un binocolo da teatro con custodia, uno specchio concavo metallico, un visore per microscopio) e i reperti lapidei e materiali del deposito del complesso delle Murate, insieme alle relative schede inventariali, testimonianze fotografiche e documentali. Attraverso ricomposizioni visive questi elementi – fuori contesto rispetto ai loro luoghi di conservazione – diventano oggetto e suggestione per l’opera dell’artista: si apre così un dialogo articolato su differenti livelli di memoria, tra l’immaginario artistico di Chiara Bettazzi e lo spirito che anima la conservazione istituzionale degli oggetti storici e scientifici. Risemantizzati in una nuova geografia della visione.

Curata da Letizia Bocci e Valentina Gensini, la mostra mette in evidenza l’urgenza intimamente legata alla necessità dell’artista di riappropriarsi di una memoria individuale e collettiva, affinché essa non venga dispersa. Il visitatore è invitato così a risalire alle prime tracce di un vissuto e di un pensiero: quello legato alla pratica dell’artista e quello delle due realtà fiorentine. Il risultato è un lavoro di riflessione sulla stratificazione del tempo e della memoria.

 

L’esposizione inaugura mercoledì 10 maggio alle ore 18.00 presso MAD Murate Art District e sarà visitabile fino a domenica 23 luglio.

 

Per informazioni

055 2476873

info.mad@musefirenze.it

Chiara Bettazzi

Chiara Bettazzi (www.chiarabettazzi.org) vive e lavora a Prato. Il suo lavoro è collegato in maniera intrinseca alla luce e allo spazio, entro cui si muovono gli oggetti presi in esame, per lo più raccolti, recuperati e accumulati. Oggetti che entrano a far parte di vere e proprie scenografie, set fotografici in cui l’artista comincia a dar vita alla sua narrazione. Ne scaturiscono delle poetiche nature morte, immagini che nascono da un lavoro di raccolta, codificazione, riordino e assetto... secondo valori e criteri di volta in volta diversi, con una perizia ed una sensibilità evidenti. La sua ricerca è legata a una riflessione sulla quotidianità delle cose, in cui persiste la necessità di cambiare l’identità e trovare incessantemente una nuova immagine, attraverso vari media. Un processo creativo che riflette sulla memoria, sul tempo e sul tentativo di coniugare materie organiche e inorganiche. Un lavoro di studio, ricognizione e progettazione dello spazio che si estende fino al territorio esterno, dove l’artista innesca processi di riabilitazione e riqualificazione di aree industriali e fabbriche dismesse. Dal 2005 apre il suo studio SC17, tramite il quale riattiva l’area industriale dell’ex Lanificio Bini, portando avanti negli anni vari progetti che riflettono sul patrimonio industriale e culturale della città di Prato. Attiva collaborazioni con varie figure professionali, con istituzioni pubbliche e marchi internazionali. Ha esposto in Musei e spazi privati, le sue opere sono in collezioni private e pubbliche tra cui: Castello di Ama Siena, Museo di Santa Maria della Scala Siena, Collezione Farnesina Roma, Casa Masaccio Centro per l’arte contemporanea San Giovanni Valdarno, La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.

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