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Venerdì 26 maggio al MAD (Murate Art District) avrà luogo l’evento: Fantastiche visioni: festa con Giuliano Scabia, amici, teatro, musica, poesia (e qualche gallina), organizzato dalla Fondazione Giuliano Scabia ETS. Non si tratta di una commemorazione ma di una festa a due anni da quando il poeta si è reso invisibile. Il programma si sviluppa fra lectures, performance teatrali e musicali, videoproiezioni e momenti conviviali con: Andrea Mancini, Massimo Marino, Gianfranco Anzini, Ernestina Pellegrini, Renzo Guardenti, Francesca Gasparini, Emilio Vallorani, Thomas Jelinek, Bruno Leone, Annibale Pavone, Margherita Scabia.

Giuliano Scabia

(1935 - 2021)

Giuliano Scabia è stato una figura unica nel panorama culturale e artistico italiano. Innanzitutto poeta, ha sperimentato senza sosta in vari campi, costituendo il proprio mondo espressivo intorno all’idea di arte come relazione e come visione, immaginazione gioiosa di mondi misteriosi, amorosi, sacri.

Dopo aver collaborato con Luigi Nono, dal 1965 ha esplorato il teatro, inizialmente con testi che in modo fantastico mettevano in questione i modi di vivere e le ideologie... dell’Italia degli anni del dopo boom economico e delle contestazioni. Quindi il teatro lo ha dilatato fuori dai luoghi deputati, dando luogo a una vera e propria rivoluzione delle scene con lavori a partecipazione con bambini, pazienti psichiatri, studenti, abitanti di periferie urbane e di zone di campagna o montagna. Con lui sono nate figure mitiche come il Drago d’Abruzzo, sonda delle immaginazioni di ragazzi, Marco Cavallo, simbolo della liberazione da una psichiatria oppressiva, il Gorilla Quadrumàno, emblema di una ricerca delle radici profonde nell’ambiente e dentro sé stessi.

Impersonando il personaggio del Diavolo, legato con una corda a un Angelo musicante, ha viaggiato per città storiche e piccoli centri, interrogandosi sul Male e sulle forme di una nuova commedia dell’arte.

In seguito prevalente è stata l’attività di narratore e di cantore dei suoi versi, con storie e azioni portate in boschi, monti, luoghi urbani, sempre in dialogo stretto con gli occhi, le menti, i cuori, le immaginazioni dei partecipanti. Autore di numerosi testi teatrali, molti dei quali riuniti nel volume “ Teatro con Bosco e Animali” Einaudi 1987 e di molte poesie raccolte in “ Il Poeta Albero”, in “Opera Della Notte” e in “Canti Del Guardare Lontano” tutti pubblicati da Einaudi.

I suoi otto  romanzi,  anch’essi pubblicati da Einaudi e articolati nei due cicli di Nane Oca  (“Nane oca” “ Le Foreste Sorelle “ “ Nane Oca Rivelato” “Il Lato Oscuro di Nane Oca”) e dell’Eterno andare ( “In Capo Al Mondo”Lorerenzo e Cecilia””L’azione Perfetta” “ Il Ciclista Prodigioso”), hanno indagato in forma di favole, divertenti, affascinanti, temi brucianti del nostro vivere collettivo, dalla memoria al terrorismo, al pericolo rappresentato dalla degradazione ambientale, alla trasformazione del mondo in un grande mercato e dei luoghi più segreti in mete turistiche.

Dal 1972 al 2005 è stato docente di Drammaturgia 2 al Dams di Bologna: in modo non cattedratico ha sviluppato ricerche, svolte insieme con gli studenti che considerava suoi maestri, affondi sulle strutture del teatro e dell’immaginario e sulle forme per comunicare e per inventare. Le sue attività creative esterne si sono nutrite di questo modo di insegnare, raccontato nel libro postumo” Scala e sentiero verso il Paradiso” (La casa Usher), e del dialogo costante con poeti, scrittori, scienziati, teologi, teatranti, filosofi…

Due “deità” hanno guidato la sua attività favolistica, curiosa, gioiosa sempre: la poesia lirica di Orfeo, canto addomesticatore di bestie, fondatore di civiltà, e la poesia drammatica, di possessione, di Dioniso, il capo-coro, il dio della scena. Quello di Scabia è stato un teatro vagante, teso prima a rinnovare il palcoscenico, poi a farlo esplodere; quindi, a dilatarlo guidato dal motto di Gombrowicz: “Colui con cui canti, modifica il tuo canto”.

Il suo teatro, alimentato dallo sguardo e dal ritmo altro della poesia, osserva il mondo, la società che cambia, penetra nell’interiorità, scruta nei recessi più misteriosi della psiche, nelle bestie e nelle foreste che abbiamo in noi, nelle storie che ci raccontiamo per conoscere, per consolare, per riformulare le cose.

Teatro, narrazione e poesia in Scabia osservano le stelle, l’universo, i boschi, gli esseri umani, narrando, recitando, cercando i mezzi per trasporre la fatica della vita in sprazzi di Paradiso. Ascoltano e partecipano la lingua del tempo con la voce, con i corpi, con i corpi in voce, in danza, con i piedi che si muovono e che creano e sostengono, col loro ritmico battere, i versi, la poesia, il racconto. Una poesia, una narrazione mai chiuse nelle pagine, ma dette, erranti, cercanti, interroganti. Il suo pensiero su cosa sia La Poesia Scabia lo ha espresso in molti articoli , interventi e in due libri “ Il Tremito” e “ Una Signora Impressionante” Editi da Casagrande.

 

In oltre sessantacinque anni di attività Giuliano Scabia ha lasciato un gran numero di opere – libri e opuscoli a stampa, dattiloscritti e abbozzi, articoli, saggi, registrazioni, fotografie, disegni, video – raccolte in un vasto archivio, riordinato negli ultimi anni di vita. Ha creato, inoltre, vari manufatti artistici – cantastorie, oggetti in cartapesta, maschere, costumi – conservati nel suo garage-laboratorio. L’insieme di questi materiali costituiscono la «Casa archivio e laboratorio di Giuliano Scabia», in via delle Conce a Firenze.

 

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