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Adrian Paci
Progetto RIVA 2021
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Progetto RIVA 2021
“Ho immaginato un passaggio, una barca che va sul fiume, una presenza che è, in qualche modo, naturale per un fiume. Ho voluto aggiungere anche un gesto di rottura, rumoroso: un generatore che nutre con la propria energia la luce di fili, fibre ottiche che vanno sotto l’acqua nella profondità del fiume Arno.
È una profondità misteriosa perché nascosta dalla torbidezza delle acque, e i fili tentano di portare la luce, di pescare l’immagine del fondo del fiume.”
Di queste luci si servirà la notte (2017) testimonia una lunga permanenza creativa di Adrian Paci a Firenze: all’invito del Progetto RIVA l’artista albanese rispose prima con una performance sul fiume ed in seguito con la video-installazione omonima.
Lo scheletro sospeso di una barca con una coda di filamenti che illuminano l’ambiente circostante richiama l’esperienza performativa che è poeticamente narrata dal video.
Un renaiolo naviga l’Arno dalla sua piccola imbarcazione e con gesti lenti e
“Ho immaginato un passaggio, una barca che va sul fiume, una presenza che è, in qualche modo, naturale per un fiume. Ho voluto aggiungere anche un gesto di rottura, rumoroso: un generatore che nutre con la propria energia la luce di fili, fibre ottiche che vanno sotto l’acqua nella profondità del fiume Arno.
È una profondità misteriosa perché nascosta dalla torbidezza delle acque, e i fili tentano di portare la luce, di pescare l’immagine del fondo del fiume.”
Di queste luci si servirà la notte (2017) testimonia una lunga permanenza creativa di Adrian Paci a Firenze: all’invito del Progetto RIVA l’artista albanese rispose prima con una performance sul fiume ed in seguito con la video-installazione omonima.
Lo scheletro sospeso di una barca con una coda di filamenti che illuminano l’ambiente circostante richiama l’esperienza performativa che è poeticamente narrata dal video.
Un renaiolo naviga l’Arno dalla sua piccola imbarcazione e con gesti lenti e cadenzati muove i fili luminosi che si immergono nelle acque del fiume alla ricerca di nuove luci e nuovi significati nascosti.
La scia illumina il fondale torbido e misterioso dell’Arno in una poetica indagine archeologica del fiume che poco mostra e molto nasconde.
Il silenzio dell’azione è rotto dal suono di un generatore di corrente che attiva le fibre ottiche: l’artista lo ha scelto, come in altre opere, ricordando il rumore dei generatori che illuminavano le abitazioni della sua Albania, ricreando una sorta di paesaggio sonoro emozionale.
“Di queste luci si servirà la notte è un tentativo di creare un dialogo tra la superficie e la profondità, tra la luce e il buio; e l’uomo, che diventa un attivatore di questo dialogo, senza pretendere di risolverlo, senza pretendere di svelare tutto, di portare tutto alla conoscenza”.
L’opera, prodotta dal Progetto RIVA, fu esposta per la prima volta al Museo Novecento nella mostra dedicata all’artista che coinvolse anche le Murate. In seguito è stata presentata alla National Gallery of Arts di Tirana per la prima monografica dedicata ad Adrian Paci nel suo Paese nel 2019, prima di tornare a Firenze
in questa occasione.
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A cura di Valentina Gensini
“Sala scura. Lo scheletro di una barca sta, sospeso. Una cascata di fibre luminose scivola giù e i fili si articolano a terra, come tentacoli di una medusa immobile, fuori dal tempo.”
Tra i protagonisti del panorama artistico internazionale, Adrian Paci indaga la condizione umana con una raffinata sintesi formale e una schiettezza priva di retorica.
All’interno delle sue opere l’esperienza della migrazione, vissuta in prima persona, viene elevata a riflessione universale sull’indefinitezza dell’essere umano e sulla complessità delle dinamiche sociali, politiche e culturali proprie della contemporaneità. Il progetto Di queste luci si servirà la notte sottolinea la capacità di narrare il nostro tempo e di raccontare la condizione di continuo transito dell’uomo, assimilata al flusso incessante dell’acqua e al suo potere catartico
“Sala scura. Lo scheletro di una barca sta, sospeso. Una cascata di fibre luminose scivola giù e i fili si articolano a terra, come tentacoli di una medusa immobile, fuori dal tempo.”
Tra i protagonisti del panorama artistico internazionale, Adrian Paci indaga la condizione umana con una raffinata sintesi formale e una schiettezza priva di retorica.
All’interno delle sue opere l’esperienza della migrazione, vissuta in prima persona, viene elevata a riflessione universale sull’indefinitezza dell’essere umano e sulla complessità delle dinamiche sociali, politiche e culturali proprie della contemporaneità. Il progetto Di queste luci si servirà la notte sottolinea la capacità di narrare il nostro tempo e di raccontare la condizione di continuo transito dell’uomo, assimilata al flusso incessante dell’acqua e al suo potere catartico
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A cura di Valentina Gensini
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a cura di Valentina Gensini
Nel 2017 RIVA ha dato vita ad una serie di installazioni site specific, workshop, mostre e talk grazie al coinvolgimento di performer, artisti visivi, fotografi e sound artist invitati a tenere un periodo di residenza in Toscana con l’obiettivo di produrre nuovi progetti sul tema del fiume. Per la prima volta, oltre Firenze, RIVA ha coinvolto tre comuni della regione bagnata dal fiume: Pontassieve, Pelago e Montelupo Fiorentino. Partendo da una riflessione sul patrimonio ambientale e culturale del fiume e il suo legame con la comunità e il territorio, gli artisti coinvolti (Davide Virdis, Katrinem, Adrian Paci, Radio Papesse, Studio ++) hanno lavorato nei tre comuni con l’amministrazione locale e i cittadini per nuovi progetti artistici. Il progetto principale di RIVA 2017 è stata una performance sul fiume seguita da una mostra di Adrian Paci che si è svolta tra Firenze e Pelago, coinvolgendo Museo Novecento e MAD Murate Art District, in cui sono state presentate opere di Ad
Nel 2017 RIVA ha dato vita ad una serie di installazioni site specific, workshop, mostre e talk grazie al coinvolgimento di performer, artisti visivi, fotografi e sound artist invitati a tenere un periodo di residenza in Toscana con l’obiettivo di produrre nuovi progetti sul tema del fiume. Per la prima volta, oltre Firenze, RIVA ha coinvolto tre comuni della regione bagnata dal fiume: Pontassieve, Pelago e Montelupo Fiorentino. Partendo da una riflessione sul patrimonio ambientale e culturale del fiume e il suo legame con la comunità e il territorio, gli artisti coinvolti (Davide Virdis, Katrinem, Adrian Paci, Radio Papesse, Studio ++) hanno lavorato nei tre comuni con l’amministrazione locale e i cittadini per nuovi progetti artistici. Il progetto principale di RIVA 2017 è stata una performance sul fiume seguita da una mostra di Adrian Paci che si è svolta tra Firenze e Pelago, coinvolgendo Museo Novecento e MAD Murate Art District, in cui sono state presentate opere di Adrian Paci legate al tema dell’acqua come metafora del flusso, del movimento e della migrazione. A Montelupo Fiorentino l’artista berlinese Katrinem ha tenuto una residenza curata da Tempo Reale in cui ha performato e registrato un lavoro personale di attraversamento ed “ascolto” del paesaggio sonoro.
Adrian Paci (Scutari, 1969) è tra gli artisti più noti del panorama artistico internazionale. All’interno delle sue opere (pitture, installazioni, video, fotografie) indaga la condizione umana sempre in transito e la complessità delle dinamiche sociali, politiche e culturali del nostro presente. Dopo gli studi di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Tirana, nel 1997 Paci lascia l’Albania e si trasferisce a Milano dove attualmente vive e lavora. Ha esposto con mostre personali in numerosi istituzioni internazionali tra cui: Museo MAXXI di Roma (2015); MAC, Musée d’Art Contemporain di Montréal (2014); Padiglione d’Arte Contemporanea – PAC a Milano (2014); Jeu de Paume a Parigi (2013); Mamco, Musée d’art moderne et contemporain di Ginevra (2013); National Gallery of Kosovo di Pristina (2012); Kunsthaus Zurich a Zurigo (2010); Bloomberg Space a Londra (2010); The Center for Contemporary Art – CCA di Tel Aviv (2009); MoMA PS1 di New York (2006); Moderna Museet
Adrian Paci (Scutari, 1969) è tra gli artisti più noti del panorama artistico internazionale. All’interno delle sue opere (pitture, installazioni, video, fotografie) indaga la condizione umana sempre in transito e la complessità delle dinamiche sociali, politiche e culturali del nostro presente. Dopo gli studi di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Tirana, nel 1997 Paci lascia l’Albania e si trasferisce a Milano dove attualmente vive e lavora. Ha esposto con mostre personali in numerosi istituzioni internazionali tra cui: Museo MAXXI di Roma (2015); MAC, Musée d’Art Contemporain di Montréal (2014); Padiglione d’Arte Contemporanea – PAC a Milano (2014); Jeu de Paume a Parigi (2013); Mamco, Musée d’art moderne et contemporain di Ginevra (2013); National Gallery of Kosovo di Pristina (2012); Kunsthaus Zurich a Zurigo (2010); Bloomberg Space a Londra (2010); The Center for Contemporary Art – CCA di Tel Aviv (2009); MoMA PS1 di New York (2006); Moderna Museet di Stoccolma (2005) e Contemporary Arts Museum di Houston (2005). Tra le numerose mostre collettive: 7° Bi-City Biennale of UrbanismArchitecture (UABB), Nantou Old Town a Shenzhen, 14° Biennale di Architettura di Venezia (2014), 48° e 51° Biennale di Arti Visive di Venezia (1999 e 2005), 15° Biennale di Sydney (2006) e Biennale di Lione (2009).
Adrian Paci
L’acqua come metafora di movimento, flusso, ma anche possibilità di azione e reazione. Questa l’idea che Adrian Paci ha sviluppato per dare vita a Di queste luci si servirà la notte.
Un corpus di lavori articolato che vede al centro i temi della migrazione, dell’identità e del flusso, sviscerati con intensità e poesia. Rintracciando storie personali e richiamando alla mente fatti e trasformazioni della storia recente, Paci trascende l’esperienza personale e affronta la migrazione e la mobilità come condizione ontologica, quanto mai attuale in un momento storico in cui i concetti stessi di casa e di identità (culturale, politica e sociale) sono continuamente richiamati e messi in discussione. L’esistenza viene interpretata come una ricerca continua, un movimento perenne, e l’acqua diviene metafora dell’idea di scorrimento e di flusso.
“Di queste luci si servirà la notte – spiega Adrian Paci – nasce come intervento sul fiume Arno attraverso un azione
L’acqua come metafora di movimento, flusso, ma anche possibilità di azione e reazione. Questa l’idea che Adrian Paci ha sviluppato per dare vita a Di queste luci si servirà la notte.
Un corpus di lavori articolato che vede al centro i temi della migrazione, dell’identità e del flusso, sviscerati con intensità e poesia. Rintracciando storie personali e richiamando alla mente fatti e trasformazioni della storia recente, Paci trascende l’esperienza personale e affronta la migrazione e la mobilità come condizione ontologica, quanto mai attuale in un momento storico in cui i concetti stessi di casa e di identità (culturale, politica e sociale) sono continuamente richiamati e messi in discussione. L’esistenza viene interpretata come una ricerca continua, un movimento perenne, e l’acqua diviene metafora dell’idea di scorrimento e di flusso.
“Di queste luci si servirà la notte – spiega Adrian Paci – nasce come intervento sul fiume Arno attraverso un azione performativa, ma poi il lavoro si sposta verso una riflessione sul dialogo e la tensione tra la luce e il buio, tra la superficie e la profondità, tra il visibile e l’invisibile. La presenza dell’uomo sembra quella di chi attiva questo dialogo senza pretendere di portarlo ad una conclusione”.
Presso Le Murate. Progetti Arte Contemporanea, la mostra si sviluppa tra il primo e il terzo piano, con un’ampia sala di documentazione al piano terra. La scultura Home to go abita e risignifica la sala Colonne, mentre le celle dell’ex carcere duro ritrovano voce grazie al video Rasha, delicata e assoluta, che dialoga in modo forte e simbolico con questo luogo di dolore. Nelle celle al primo piano sono esposti i lavori pittorici e installativi di tre giovani artisti residenti in Toscana, Davide d’Amelio, Gianni Barelli e Lori Lako, selezionati direttamente da Adrian Paci a seguito del workshop tenuto lo scorso anno in questa sede, nell’ambito del progetto Riva.
A Montelupo Fiorentino, la Fornace Cioni Alderighi ospita la video installazione The Encounter(2011).
A Pelago, l’ex Fabbrica Tappeti a San Francesco accoglie la video installazione One and Twenty-Four Chairs (2013).
L’acqua come metafora di movimento, flusso, ma anche possibilità di azione e reazione. Questa l’idea che Adrian Paci ha sviluppato per dare vita a Di queste luci si servirà la notte.
Un corpus di lavori articolato che vede al centro i temi della migrazione, dell’identità e del flusso, sviscerati con intensità e poesia. Rintracciando storie personali e richiamando alla mente fatti e trasformazioni della storia recente, Paci trascende l’esperienza personale e affronta la migrazione e la mobilità come condizione ontologica, quanto mai attuale in un momento storico in cui i concetti stessi di casa e di identità (culturale, politica e sociale) sono continuamente richiamati e messi in discussione. L’esistenza viene interpretata come una ricerca continua, un movimento perenne, e l’acqua diviene metafora dell’idea di scorrimento e di flusso.
Questo contenuto appare in:
Adrian Paci
Questo contenuto appare solo nell' archivio.