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installazione sonora permanente
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Daria Filardo
Curatrice e storica dell'arte
Daria Filardo Storica dell’arte e curatrice indipendente, vive a Firenze. Insegna Contemporary art practices e Art Practicum al Master in studio Arts (Saci Firenze), Visual Arts al Master in Arts Management allo IED – Firenze, dove coordina il final project. Ha insegnato inoltre dal 2001 al 2011 Storia dell’arte contemporanea alla Fondazione Studio Marangoni. Dal 1998 al 2000 ha lavorato come curatrice al Palazzo delle Papesse di Siena e dal 2001 è curatrice indipendente. Scrive su cataloghi e su riviste. Si interessa a progetti a lunga scadenza che articola negli anni, come ‘‘Distanza come identità?”.
Selezione mostre curate: Do you remember, Aleksander Duravcevic, (saggio in catalogo) Montenegro pavillion, 56.ma Biennale di Venezia, 2015; Can I reach you?, Valerio Rocco Orlando, Bianco/Valente, Claudia Losi, insieme a Pietro Gaglianò e Angel Moel Garcia, Tenuta dello Scompiglio, Lucca, ottobre 2015; Filling the void – Walker Keith Jernigan, residenza e mo
Daria Filardo Storica dell’arte e curatrice indipendente, vive a Firenze. Insegna Contemporary art practices e Art Practicum al Master in studio Arts (Saci Firenze), Visual Arts al Master in Arts Management allo IED – Firenze, dove coordina il final project. Ha insegnato inoltre dal 2001 al 2011 Storia dell’arte contemporanea alla Fondazione Studio Marangoni. Dal 1998 al 2000 ha lavorato come curatrice al Palazzo delle Papesse di Siena e dal 2001 è curatrice indipendente. Scrive su cataloghi e su riviste. Si interessa a progetti a lunga scadenza che articola negli anni, come ‘‘Distanza come identità?”.
Selezione mostre curate: Do you remember, Aleksander Duravcevic, (saggio in catalogo) Montenegro pavillion, 56.ma Biennale di Venezia, 2015; Can I reach you?, Valerio Rocco Orlando, Bianco/Valente, Claudia Losi, insieme a Pietro Gaglianò e Angel Moel Garcia, Tenuta dello Scompiglio, Lucca, ottobre 2015; Filling the void – Walker Keith Jernigan, residenza e mostra personale, Boccanera Gallery, Trento, maggio 2014; Placing Space/Spacing Place- Walker Keith Jernigan, Xenos, Firenze, 2014; Material Marks (as far as I can reach) Sophie Tottie, Giacomo Guidi, Milano, maggio 2014; Arte torna arte, con Bruno Corà e Franca Falletti, Galleria dell’Accademia, Firenze, maggio – dicembre 2012; Cartabianca Firenze, con Lorenzo Bruni e Pietro Gaglianò, Museo of Villa Croce, Genova, 2011; Motherland/Homeland. Simon Roberts, Ex3, Firenze, 2010; Sahara chronicle. Ursula Biemann (distance for identity?) careof/DOCVA, Milano, 2010; Fuori Contesto – public art project, con Cecilia Guida, Bologna/Milano/Manifesta7 Bz-Tn-Rov, 2008.
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Ciclo Global Identities
Ci sono molti modi per affrontare questioni globali, equilibri complicati, politiche che coinvolgono diverse aree del mondo, e uno di questi è una riflessione concettuale e fisica sul caffè. Il caffè – bevanda originaria dell’Etiopia e diffusa da centinaia di anni in molte aree del pianeta – riesce a unire in maniera transnazionale culture diverse e può essere un simbolo di un momento condiviso, ma anche elemento che sottolinea sfruttamenti e politiche di commercio globale estremamente controverse. E’ su questo crinale che si muove il lavoro presentato dalle artiste Maria Nissan e Victoria DeBlassie che hanno lavorato insieme sul tema da alcuni mesi. L’intervento che hanno proposto per MAD Murate Art District dal titolo Interpretation of a seed è stato il risultato delle domande che le artiste si sono poste. Tutto ha avuto origine dalla pratica comune della raccolta dei fondi di caffè della moka e del caffè americano che sono diventati il materiale
Ci sono molti modi per affrontare questioni globali, equilibri complicati, politiche che coinvolgono diverse aree del mondo, e uno di questi è una riflessione concettuale e fisica sul caffè. Il caffè – bevanda originaria dell’Etiopia e diffusa da centinaia di anni in molte aree del pianeta – riesce a unire in maniera transnazionale culture diverse e può essere un simbolo di un momento condiviso, ma anche elemento che sottolinea sfruttamenti e politiche di commercio globale estremamente controverse. E’ su questo crinale che si muove il lavoro presentato dalle artiste Maria Nissan e Victoria DeBlassie che hanno lavorato insieme sul tema da alcuni mesi. L’intervento che hanno proposto per MAD Murate Art District dal titolo Interpretation of a seed è stato il risultato delle domande che le artiste si sono poste. Tutto ha avuto origine dalla pratica comune della raccolta dei fondi di caffè della moka e del caffè americano che sono diventati il materiale grezzo che mescolato con sale e farina e cotte al forno ha dato origine a oggetti scultorei. Le artiste hanno anche raccolto i sacchi di iuta, materiale per il trasporto dei chicchi di caffè diventato materiale installativo nello spazio. Questi elementi utilizzati diversamente sono il terreno comune di un pensiero formale sviluppato nello spazio della mostra. Interpretation of a seed prende corpo in due stanze del piano terra due luoghi simili ma diversi. Uno spazio – quello di Maria Nissan – è attivato da caratteristiche più sensoriali e materiche con la presenza di elementi organici come lo zucchero, le sculture di caffè e i sacchi come sedute che invitano ad un momento di rilassamento e condivisione, alla ‘coffee culture’ come momento aggregativo. Gli elementi dell’installazione alludono alla cultura medio orientale dell’artista (di origini irakene) alla cultura americana, mescolate con quella italiana dove la presenza del caffè è un elemento culturale evidente e identitario. L’altra stanza realizzata di Victoria DeBlassie, pur avendo elementi comuni con la prima, ricorda più le caffetterie ‘indie’ (apparentemente più rispettose del processo produttivo ma in realtà spesso gestite da multinazionali come Starbucks) come Ethiocha Koffiehuis, nome che l’artista ha pensato per il suo spazio. Qui gli elementi materici si fondono con un’azione di protesta concettuale. Su delle lavagne sono raccolti elementi e dati che sottolineano gli aspetti più complicati del commercio globale, e ai muri sono affisse immagini che sembrano alludere agli slogan usati per catturare i consumatori, ma giocano sull’ambiguità dei messaggi proposti che sposta l’attenzione sugli aspetti nascosti e manipolatori dell’informazione. La doppia installazione avvolge il visitatore sia dal punto di vista sensoriale, materico, olfattivo che come spazio di pensiero e aggregazione. A partire dal caffè le due artiste hanno spaziato nella storia e nelle diverse geografie riattivando la nostra consapevolezza – a partire da un gesto semplice e ordinario come prendere un caffè – su aspetti culturali, storici, politici.
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