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Mohamed Keita

Fotografo

Mohamed Keita nasce in Costa D’Avorio nel 1993. A 14 anni lascia il proprio Paese, in piena guerra civile, per affrontare da solo un viaggio tra la Guinea, il Mali, l’Algeria e la Libia dove si imbarca per attraversare il Mediterraneo. Dopo lo sbarco a Malta, riesce a raggiungere l’Italia nel 2010. Quando arriva a Roma, a 17 anni, vive per strada per alcuni mesi e inizia a frequentare il centro diurno per minori Civico Zero di Savethechildren, dove gli regalano la sua prima macchina fotografica.

Vive e lavora a Roma dove insegna fotografia presso il centro Civico Zero. Nel 2017 ha aperto un laboratorio per ragazzi di strada in Mali.

Principali esposizioni e premi:

“Piedi, scarpe, bagagli”, Camera dei Deputati, Roma, 2012
“Ritratti”, XII Festival Internazionale di Roma, MACRO, Roma, 2014
Premio ‘young/old photographer’ PHC Capalbio fotografia, 2015
“Desperate crossing” mostra di Mohamed Keita e Paolo Pellegrin, Istituto italiano di cultura di New York, 2016
“Par



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Mohamed Keita nasce in Costa D’Avorio nel 1993. A 14 anni lascia il proprio Paese, in piena guerra civile, per affrontare da solo un viaggio tra la Guinea, il Mali, l’Algeria e la Libia dove si imbarca per attraversare il Mediterraneo. Dopo lo sbarco a Malta, riesce a raggiungere l’Italia nel 2010. Quando arriva a Roma, a 17 anni, vive per strada per alcuni mesi e inizia a frequentare il centro diurno per minori Civico Zero di Savethechildren, dove gli regalano la sua prima macchina fotografica.

Vive e lavora a Roma dove insegna fotografia presso il centro Civico Zero. Nel 2017 ha aperto un laboratorio per ragazzi di strada in Mali.

Principali esposizioni e premi:

“Piedi, scarpe, bagagli”, Camera dei Deputati, Roma, 2012
“Ritratti”, XII Festival Internazionale di Roma, MACRO, Roma, 2014
Premio ‘young/old photographer’ PHC Capalbio fotografia, 2015
“Desperate crossing” mostra di Mohamed Keita e Paolo Pellegrin, Istituto italiano di cultura di New York, 2016
“Par l’errance”, Centro d’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato, 2018
“Rothko in Lampedusa”, mostra collettiva organizzata da UNHCR, Fondazione Ugo e Olga Levi, Venezia, 2019

Questo contenuto appare solo nell' archivio.

Gabriele Pantaleo

Curatore

Gabriele Pantaleo consegue la Laurea magistrale in Storia dell’arte – Metodologia della ricerca storico-artistica presso l’Università degli studi di Genova nel 2013.
Nel 2015 è vincitore del bando ‘Open call per giovani curatori’ indetto dal Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato e partecipa all’organizzazione della mostra Così ti ha fatto Dio e così ti devo tenere nell’ambito del progetto TU35 per la mappatura della giovane arte in Toscana.
L’anno dopo ritorna al Centro Pecci e partecipa all’organizzazione della mostra Guardare il mondo di oggi e immaginare quello di domani che prosegue il lavoro di scoperta dei giovani artisti residenti nella regione.
Nel 2018 si iscrive al corso N.I.C.E. per curatori indipendenti che gli permette di curare la mostra Mettersi a nudo allestita durante la fiera d’arte Paratissima di Torino.
Nel 2019 è assistente docente del Master in Mangement in servizi museali organizzat



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Gabriele Pantaleo consegue la Laurea magistrale in Storia dell’arte – Metodologia della ricerca storico-artistica presso l’Università degli studi di Genova nel 2013.
Nel 2015 è vincitore del bando ‘Open call per giovani curatori’ indetto dal Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato e partecipa all’organizzazione della mostra Così ti ha fatto Dio e così ti devo tenere nell’ambito del progetto TU35 per la mappatura della giovane arte in Toscana.
L’anno dopo ritorna al Centro Pecci e partecipa all’organizzazione della mostra Guardare il mondo di oggi e immaginare quello di domani che prosegue il lavoro di scoperta dei giovani artisti residenti nella regione.
Nel 2018 si iscrive al corso N.I.C.E. per curatori indipendenti che gli permette di curare la mostra Mettersi a nudo allestita durante la fiera d’arte Paratissima di Torino.
Nel 2019 è assistente docente del Master in Mangement in servizi museali organizzato da Palazzo Spinelli Associazione no profit in collaborazione con Mus.E. Firenze.
Nello stesso anno ha curato la mostra fotografica di Mohamed Keita Nel Pensiero, Nello Sguardo, presso MAD Murate Art District, Firenze.

 

Pubblicazioni:

  1. Pantaleo, A. Foglia, Non siamo immaginabili ma saremo immaginati di Gabriele Mauro, in (a cura di) F. Cavallucci, La fine del mondo, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2016
  2. Pantaleo, L. Romano (a cura di), Mettersi a nudo, Prinp Editore, 2018

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Nel pensiero, nello sguardo

Mostra fotografica di Mohamed Keita

Progetto realizzato e prodotto nel corso di una residenza artistica presso MAD, a cura di Gabriele Pantaleo

La residenza di Mohamed Keita presso MAD Murate Art District si è focalizzata sul rapporto tra migrazioni e immagini; in particolare sulle rappresentazioni dell’integrazione istituzionale e del volontariato nei media. Il progetto ha quindi preso forma attraverso le visite ai centri di seconda accoglienza della provincia di Firenze. Qui Mohamed Keita ha realizzato gli scatti presentati in questa mostra, che si offre quale modo diverso di rappresentare l’alterità, perché questa sia non solo oggetto dello sguardo e del pensiero, ma agente nel pensiero e nello sguardo.

Nel pensiero_ Le immagini rappresentano oggi un materiale estremamente diffuso, abbondante, invadente persino. La velocità che caratterizza la fruizione visuale e cognitiva nei media digitali rende il loro approccio sempre più distaccato e fugace. Partendo da questa constatazione, l’allestimento della mostra

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Progetto realizzato e prodotto nel corso di una residenza artistica presso MAD, a cura di Gabriele Pantaleo

La residenza di Mohamed Keita presso MAD Murate Art District si è focalizzata sul rapporto tra migrazioni e immagini; in particolare sulle rappresentazioni dell’integrazione istituzionale e del volontariato nei media. Il progetto ha quindi preso forma attraverso le visite ai centri di seconda accoglienza della provincia di Firenze. Qui Mohamed Keita ha realizzato gli scatti presentati in questa mostra, che si offre quale modo diverso di rappresentare l’alterità, perché questa sia non solo oggetto dello sguardo e del pensiero, ma agente nel pensiero e nello sguardo.

Nel pensiero_ Le immagini rappresentano oggi un materiale estremamente diffuso, abbondante, invadente persino. La velocità che caratterizza la fruizione visuale e cognitiva nei media digitali rende il loro approccio sempre più distaccato e fugace. Partendo da questa constatazione, l’allestimento della mostra è stato concepito con lo scopo di creare un tempo per l’immagine, evocando la composizione delle pale d’altare medievali e rinascimentali. L’esposizione, scevra da didascalie, voleva proporsi come un racconto visivo, in cui il pensiero dello spettatore potesse trovar spazio per esplorare.

Nello sguardo_ La mostra si è aperta con una serie di scatti che inquadravano particolari architettonici dei luoghi visitati; gli spazi introducevano il racconto, catturando lo sguardo con un gioco coloristico molto delicato, ma l’uomo iniziava subito ad essere evocato con la presenza di alcuni oggetti quali indumenti stesi al sole. L’esposizione continuava con un dialogo costante tra ritratti degli ospiti e particolari dei luoghi vissuti, concludendosi con un dittico di ritratti. Mohamed ha evitato di produrre ritratti pietistici o stereotipati che cercassero il dolore negli occhi dei soggetti o nella loro condizione fisica. Le persone sono state ritratte nella loro umanità individuale e non nella loro tragica storia: accettare l’alterità non contempla alcun pietismo.

Nel pensiero, nello sguardo_ Il rapporto tra le strutture geometriche e i volti è una precisa scelta stilistica e narrativa del fotografo, che non crea immagini da osservare soltanto nella loro bellezza formale, dimentiche del contesto e dei soggetti. Al contrario la composizione è il mezzo attraverso il quale catturare lo sguardo, spingerlo a soffermarsi e a prendersi del tempo; per attivare un pensiero che non si fermi alla superficie ma sia in grado di assaporare il messaggio dell’immagine, scoprirne il vero contenuto.

A margine dell’indagine di residenza sono stati creati anche due ‘racconti’, qui esposti, che cercano di guardare da dentro il mondo degli SPRAR e del volontariato, accompagnati da immagini di Aboubacar Kourouma, ospite di un centro di seconda accoglienza.

Per il progetto Integrazione e media sulla integrazione dei migranti, in collaborazione con SPRAR.

Nel pensiero, nello sguardo

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Nel pensiero, nello sguardo

Mostra fotografica di Mohamed Keita

Nel pensiero, nello sguardo

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