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Lisa Batacchi
The time of Discretion è l’ultimo progetto a lungo termine dell’artista fiorentina Lisa Mara Batacchi, che presentò un capitolo del lavoro nella mostra omonima prodotta da MAD nel 2018 all'interno del ciclo Global Identities
Quest’anno con Silvana Editoriale esce la pubblicazione di tutto il progetto. La narrazione cronologica è cadenzata da immagini in presa diretta, opere e still dal film, che verranno in parte proiettati durante questa presentazione.
Sia la mostra che il libro sono stati curati da Veronica Caciolli.
Il progetto prende le mosse dalla partecipazione dell’artista alla Land Art Mongolia Biennal del 2016, il cui tema da declinare riguardava l’interpretazione dell’asse che divide il cielo dalla terra. Per farlo, l’artista ha raggiunto Guizhou, un villaggio montano della Cina meridionale dove l’antico popolo dei Hmong utilizza la tintura naturale ad indaco per realizzare tessuti tradizionali e celebrativi, oltre che per interrogare i propri avi. Dalla doppia esperienza con le donne Hmong, uniche custodi di questo processo, l’artista ha realizzato due tessuti: l’uno, trasportato in processione verso il monte sacro Altan Ovoo, ha costituito il lavoro per la Biennale
Quest’anno con Silvana Editoriale esce la pubblicazione di tutto il progetto. La narrazione cronologica è cadenzata da immagini in presa diretta, opere e still dal film, che verranno in parte proiettati durante questa presentazione.
Sia la mostra che il libro sono stati curati da Veronica Caciolli.
Il progetto prende le mosse dalla partecipazione dell’artista alla Land Art Mongolia Biennal del 2016, il cui tema da declinare riguardava l’interpretazione dell’asse che divide il cielo dalla terra. Per farlo, l’artista ha raggiunto Guizhou, un villaggio montano della Cina meridionale dove l’antico popolo dei Hmong utilizza la tintura naturale ad indaco per realizzare tessuti tradizionali e celebrativi, oltre che per interrogare i propri avi. Dalla doppia esperienza con le donne Hmong, uniche custodi di questo processo, l’artista ha realizzato due tessuti: l’uno, trasportato in processione verso il monte sacro Altan Ovoo, ha costituito il lavoro per la Biennale mongola. L’altro, l’immagine dell’odierna pubblicazione, rappresenta l’interpretazione di due esagrammi dell’I-Ching, interrogati sul destino imminente del mondo. Nel 2018 questi due lavori, assieme ad un video, due installazioni, cinque arazzi, quattro serie fotografiche e materiale documentario, hanno costituito la prima restituzione pubblica di questo ciclo di lavori, proprio alle Murate.
Il viaggio, l’esperienza e il lavoro di Lisa Mara Batacchi hanno offerto l’opportunità di affrontare una quanto mai interessante e puntuale serie di questioni: le reciproche interferenze o impermeabilità tra differenti culture, lo status di alcune minoranze etniche, gli esiti della globalizzazione, i ruoli della produzione industriale e manuale, le teorie sulla decrescita, la potenza o la miseria della memoria, il ruolo dell’arte. La complessità di questi temi, oltre che dalle due relatrici, è stata affrontata nel libro dalle molteplici prospettive di Sumesh Sharma, Federico Campagna, Valentina Gioia Levy, Wang Xiaomei.
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The time of Discretion è l’ultimo progetto a lungo termine dell’artista fiorentina Lisa Mara Batacchi, che presentò un capitolo del lavoro nella mostra omonima prodotta da MAD nel 2018 all'interno del ciclo Global Identities
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Ciclo Global Identity
The time of Discretion. Chapter one
di Lisa Batacchi, a cura di Veronica Caciolli
Chiude il ciclo GLOBAL IDENTITIES. Postcolonial and cross-cultural Narratives L’esposizione è stata una metaforica e necessaria retrospettiva su un ciclo di lavori sviluppati specificamente sul tema della discrezione e intesi come il suo primo capitolo, dal 2015 al 2017. La mostra constava di due opere realizzate nel sud della Cina assieme al popolo Hmong e di circa venti nuovi lavori prodotti espressamente per questa occasione, tra batik, installazioni, arazzi, video, fotografie, archivio documentario e reperti simbolici. The Time of Discretion è un progetto transnazionale in progress, che schiude questioni complesse ed estremamente sensibili, che valicano largamente i confini dell’arte.
La mostra incrociava esperienza e rappresentazione, poneva drammaticamente a confronto Oriente e Occidente, avanzando un denso scenario teorico in relazione ai processi di globalizzazione. Il progetto prendeva le m
The time of Discretion. Chapter one
di Lisa Batacchi, a cura di Veronica Caciolli
Chiude il ciclo GLOBAL IDENTITIES. Postcolonial and cross-cultural Narratives L’esposizione è stata una metaforica e necessaria retrospettiva su un ciclo di lavori sviluppati specificamente sul tema della discrezione e intesi come il suo primo capitolo, dal 2015 al 2017. La mostra constava di due opere realizzate nel sud della Cina assieme al popolo Hmong e di circa venti nuovi lavori prodotti espressamente per questa occasione, tra batik, installazioni, arazzi, video, fotografie, archivio documentario e reperti simbolici. The Time of Discretion è un progetto transnazionale in progress, che schiude questioni complesse ed estremamente sensibili, che valicano largamente i confini dell’arte.
La mostra incrociava esperienza e rappresentazione, poneva drammaticamente a confronto Oriente e Occidente, avanzando un denso scenario teorico in relazione ai processi di globalizzazione. Il progetto prendeva le mosse dalla partecipazione di Lisa Batacchi alla Land Art Mongolia Biennal del 2016, il cui tema da declinare riguardava l’interpretazione dell’asse che divide il cielo dalla terra. Per farlo, l’artista ha raggiunto Guizhou, un villaggio montano della Cina meridionale dove l’antico popolo dei Hmong (originario dell’area siberiano-mongolica), osserva quotidianamente una ritualità tradizionale. Custodisce in particolare una pratica specifica, considerata divinatoria, quella della tintura naturale ad indaco. Una grande tenda così realizzata dall’artista, manualmente, con lentezza e discrezione, assieme alle donne Hmong, è stata in seguito trasportata in processione verso il monte sacro Altan Ovoo, per la performance di inaugurazione della Biennale. Il cavallo-mucca ivi rappresentato, espone una simbologia derivata da un oracolo cinese della tradizione classica, interrogato preliminarmente dall’artista, le cui sentenze sono governate da una logica di casualità, attraverso il lancio ripetuto di monete. Una casualità intesa evidentemente come non casuale ma segretamente determinata, regola anche deliberatamente, il comportamento progressivo di Lisa Batacchi.
Una successiva esperienza presso questo popolo le ha permesso la tintura di un altro tessuto, che attinge ancora ai significati espressi nel quarantesimo e nel secondo esagramma dell’I-Ching (La liberazione – Il ricettivo). A questi, si affiancano in mostra ulteriori venti lavori multimediali, prodotti per questa esposizione e mostrati in anteprima per lo spazio de Le murate. La collaborazione con differenti tipi di maestrie, attività che caratterizza una delle direzioni del progetto, è stata estesa dall’artista anche al territorio locale, dapprima nella città di Firenze, dove attraverso gli antichi telai della Fondazione Lisio, ha potuto realizzare cinque arazzi in tessuto. Un toli, amuleto usualmente indossato e utilizzato dagli sciamani mongoli, è stato invece riprodotto su larga scala, a fini performativi oltre che espositivi, in parternship con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
La mostra è stata inoltre arricchita da quattro serie fotografiche che da una parte documentano la performance svolta per la Land Art Mongolia Biennal, il backstage materiale di questo primo capitolo e da una raccolta che rappresenta la bellezza, la persistenza della tradizione e la fragilità di un mondo parzialmente isolato, alle soglie della globalizzazione ma ancora magicamente possibile. Un video, che anticipa un lungometraggio di prossima produzione, ripercorreva le tappe paesaggistiche, relazionali e culturali della Mongolia, dell’Inner Mongolia e della Cina meridionale, in cui poesia, immaginari e narrazioni si confondono.
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Artista visiva
Lisa Mara Batacchi si forma al Polimoda di Firenze con una lurea in fashion design lavorando in seguito per vari marchi di alta moda, in particolare per Vivienne Westwood a Londra. Successivamente consegue una laurea in Arti Visive presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Le sue opere sono state esposte in numerose mostre personali e collettive, fra cui ricordiamo: 2°Something Else Cairo Biennale, Murate Art District (personale) a Firenze, Manifesta12 evento collaterale a Palermo, Art & Globalization Pavillion durante la 57a Biennale di Venezia, Dust space gallery a Milano, 4°Land Art Mongolia Biennale a Ulan Bator, Textile Arts Center a New York, Villa Ada a Roma, Clark House Initiative (personale) a Bombay, Villa Pacchiani a Pisa, riss (e) Zentrum (personale) a Varese, Mac, n a Pistoia. È vincitrice, tra gli altri, del premio italiano Movin’up per giovani artisti italiani all’estero. Negli ultimi anni ha tenuto laboratori e collaborato a progetti educativ
Lisa Mara Batacchi si forma al Polimoda di Firenze con una lurea in fashion design lavorando in seguito per vari marchi di alta moda, in particolare per Vivienne Westwood a Londra. Successivamente consegue una laurea in Arti Visive presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Le sue opere sono state esposte in numerose mostre personali e collettive, fra cui ricordiamo: 2°Something Else Cairo Biennale, Murate Art District (personale) a Firenze, Manifesta12 evento collaterale a Palermo, Art & Globalization Pavillion durante la 57a Biennale di Venezia, Dust space gallery a Milano, 4°Land Art Mongolia Biennale a Ulan Bator, Textile Arts Center a New York, Villa Ada a Roma, Clark House Initiative (personale) a Bombay, Villa Pacchiani a Pisa, riss (e) Zentrum (personale) a Varese, Mac, n a Pistoia. È vincitrice, tra gli altri, del premio italiano Movin’up per giovani artisti italiani all’estero. Negli ultimi anni ha tenuto laboratori e collaborato a progetti educativi con Palazzo Strozzi a Firenze, con ACAF Foundation a Shanghai, con Siena Art Institute, con Lottozero a Prato.
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