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40.000 chiodi (2018), Tracce sul territorio (2018) | Paolo Masi

Progetto RIVA 2021

40.000 chiodi (2018), Tracce sul territorio (2018) | Paolo Masi

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40.000 chiodi (2018) | Paolo Masi

Progetto RIVA 2021

40.000 chiodi (2018) contrassegna permanentemente la seconda cella al terzo piano delle Murate dopo il lungo lavoro realizzato su commissione del Progetto RIVA per la mostra QUI (2018). La parete, una sorta di mappa geografica del dolore, ha preso vita in maniera circostanziata, nel progredire spontaneo del lavoro e nella reazione stessa del muro e del suo disgregarsi sotto la vibrazione del martello e la ferita dei chiodi.

In questo luogo prima di clausura e poi di detenzione, Masi ha voluto restituire il legame obbligato di chi abitava le celle prigioniero delle loro pareti, allo stesso tempo ostili e rappresentanti l’unica alterità con cui al detenuto è dato rapportarsi. Da qui nasce la contrapposizione con il fiume, in eterno movimento, le cui acque non abitano mai lo stesso luogo.



40.000 chiodi (2018) contrassegna permanentemente la seconda cella al terzo piano delle Murate dopo il lungo lavoro realizzato su commissione del Progetto RIVA per la mostra QUI (2018). La parete, una sorta di mappa geografica del dolore, ha preso vita in maniera circostanziata, nel progredire spontaneo del lavoro e nella reazione stessa del muro e del suo disgregarsi sotto la vibrazione del martello e la ferita dei chiodi.

In questo luogo prima di clausura e poi di detenzione, Masi ha voluto restituire il legame obbligato di chi abitava le celle prigioniero delle loro pareti, allo stesso tempo ostili e rappresentanti l’unica alterità con cui al detenuto è dato rapportarsi. Da qui nasce la contrapposizione con il fiume, in eterno movimento, le cui acque non abitano mai lo stesso luogo.


40.000 chiodi (2018) | Paolo Masi

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Tracce sul territorio (2018) | Paolo Masi

Progetto RIVA 2021

Tracce sul territorio comprende due serie di polaroid realizzate nel corso della residenza artistica dell’autore presso MAD per il Progetto RIVA nel 2018.
Dedicati uno al Complesso delle Murate e l’altro al fiume Arno, i due cicli, uno a colori e l’altro in bianco e nero, qui rappresentati in una selezione significativa, uniscono i due luoghi non solo dal punto di vista concettuale, ma anche stilistico.

Le serie di polaroid, realizzate fino dagli anni Settanta, testimoniano l’attenzione ossessiva dell’artista per il segno. Negli scatti ravvicinati lo sguardo dissolve il contesto e si concentra unicamente sulle tracce, impronte umane o naturali, cristallizzate dalla fotografia che ne restituisce racconti cifrati, sequenze iconiche e preziose capaci di rappresentare l’anima profonda dei luoghi.




Tracce sul territorio comprende due serie di polaroid realizzate nel corso della residenza artistica dell’autore presso MAD per il Progetto RIVA nel 2018.
Dedicati uno al Complesso delle Murate e l’altro al fiume Arno, i due cicli, uno a colori e l’altro in bianco e nero, qui rappresentati in una selezione significativa, uniscono i due luoghi non solo dal punto di vista concettuale, ma anche stilistico.

Le serie di polaroid, realizzate fino dagli anni Settanta, testimoniano l’attenzione ossessiva dell’artista per il segno. Negli scatti ravvicinati lo sguardo dissolve il contesto e si concentra unicamente sulle tracce, impronte umane o naturali, cristallizzate dalla fotografia che ne restituisce racconti cifrati, sequenze iconiche e preziose capaci di rappresentare l’anima profonda dei luoghi.


Tracce sul territorio (2018) | Paolo Masi

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Progetto RIVA | 2018

a cura di Valentina Gensini

Nel 2018 il Progetto RIVA ha proseguito la collaborazione con Pelago e Montelupo Fiorentino e ha coinvolto sia il centro che le periferie del Comune di Firenze ponendo l’attenzione alle tematiche ambientali, ma anche al contesto economico, politico e sociale. Uno degli eventi principali è stata la mostra QUI di Paolo Masi, in cui sono state esposte 12 nuove opere site-specific prodotte durante 6 mesi di residenza artistiche presso MAD Murate Art District. Nel comune di Montelupo Fiorentino hanno operato Yuval Avital ed il coro di migranti ConFusion diretto da Benedetta Manfriani, Tempo Reale con il progetto “Sentieri del silenzio” presso l’ex ospedale psichiatrico, e Radio Papesse con le “Storie dell’Arno a Montelupo”. Nell’altro comune attraversato dall’Arno, Pelago, sono stati ospitati il fotografo Davide Virdis, che ha presentato una mostra nello spazio pubblico ed un workshop in collaborazione con la Fondazione Studio Marangoni, ed il collettivo artistico Studio

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Nel 2018 il Progetto RIVA ha proseguito la collaborazione con Pelago e Montelupo Fiorentino e ha coinvolto sia il centro che le periferie del Comune di Firenze ponendo l’attenzione alle tematiche ambientali, ma anche al contesto economico, politico e sociale. Uno degli eventi principali è stata la mostra QUI di Paolo Masi, in cui sono state esposte 12 nuove opere site-specific prodotte durante 6 mesi di residenza artistiche presso MAD Murate Art District. Nel comune di Montelupo Fiorentino hanno operato Yuval Avital ed il coro di migranti ConFusion diretto da Benedetta Manfriani, Tempo Reale con il progetto “Sentieri del silenzio” presso l’ex ospedale psichiatrico, e Radio Papesse con le “Storie dell’Arno a Montelupo”. Nell’altro comune attraversato dall’Arno, Pelago, sono stati ospitati il fotografo Davide Virdis, che ha presentato una mostra nello spazio pubblico ed un workshop in collaborazione con la Fondazione Studio Marangoni, ed il collettivo artistico Studio ++.
Presso Murate Art District sono stati proposti talk e lezioni in italiano ed in inglese a cura di LWCircus e del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze. Durante il 2018 Progetto RIVA si è aperto anche all’Oriente, grazie alla collaborazione con Zhong Art International, ospitando tre artisti cinesi in residenza presso MAD, invitati a presentare la loro particolare visione sull’Arno.

 

Progetto RIVA | 2018

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Paolo Masi Qui

A cura di Valentina Gensini

Paolo Masi Qui

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Paolo Masi Qui

A cura di Valentina Gensini

L’incontro profondo tra Le Murate. Progetti Arte Contemporanea di Firenze e Paolo Masi ha generato un’opera site-specific che l’artista fiorentino ha dedicato a questo luogo unico, dalla storia lunga e articolata.
Il progetto espositivo nasce da un confronto diretto fra artista, ambienti e storia del complesso cittadino delle Murate, nel segno di una nuova produzione. L’intero distretto è riletto da Masi come luogo della memoria legato alla reclusione – sia essa volontaria, quale convento, o coatta come carcere. Le opere esposte coinvolgono l’intero complesso monumentale, dagli spazi interni de Le Murate. Progetti Arte Contemporanea agli spazi pubblici come la facciata, la fontana di Piazza Madonna della Neve o l’interno del semiottagono. La relazione con gli spazi del distretto culturale delle Murate rende questo progetto una grande opera pubblica che riflette sulla storia di questo particolare brano di città.

Silvana ED

 


L’incontro profondo tra Le Murate. Progetti Arte Contemporanea di Firenze e Paolo Masi ha generato un’opera site-specific che l’artista fiorentino ha dedicato a questo luogo unico, dalla storia lunga e articolata.
Il progetto espositivo nasce da un confronto diretto fra artista, ambienti e storia del complesso cittadino delle Murate, nel segno di una nuova produzione. L’intero distretto è riletto da Masi come luogo della memoria legato alla reclusione – sia essa volontaria, quale convento, o coatta come carcere. Le opere esposte coinvolgono l’intero complesso monumentale, dagli spazi interni de Le Murate. Progetti Arte Contemporanea agli spazi pubblici come la facciata, la fontana di Piazza Madonna della Neve o l’interno del semiottagono. La relazione con gli spazi del distretto culturale delle Murate rende questo progetto una grande opera pubblica che riflette sulla storia di questo particolare brano di città.

Silvana ED

 

Paolo Masi Qui

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Paolo Masi

Progetto RIVA

Nato a Firenze nel 1933, è attivo dagli anni cinquanta. La sua formazione  passa prima da Milano, poi in Europa, dove l’artista si confronta e viene a contatto con il lavoro dei grandi astrattisti europei dai quali apprende lezioni di forte rigore formale. La produzione intrapresa negli anni ’60 passa dalla realizzazione di opere astratto-geometriche per approdare ad una sensibilità assoluta per il colore e negli anni ’70 alla ricerca e l’utilizzo di nuovi materiali. I suoi lavori di questo periodo sono caratterizzati dall’utilizzo del cartone ondulato. Sono degli anni ’80 i lavori dove l’artista si dedica a un’appassionata ricerca sul colore in rapporto allo spazio, realizzando opere dalle quali si desume la sua forte personalità cromatica. Negli anni 2000 Masi si cimenta nell’utilizzo di nuovi materiali come il plexiglas con il quale realizza opere di forme rettangolari o tonde dai colori smaglianti. Dalle iniziali esperienze di pittura informale e dall’astrat

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Nato a Firenze nel 1933, è attivo dagli anni cinquanta. La sua formazione  passa prima da Milano, poi in Europa, dove l’artista si confronta e viene a contatto con il lavoro dei grandi astrattisti europei dai quali apprende lezioni di forte rigore formale. La produzione intrapresa negli anni ’60 passa dalla realizzazione di opere astratto-geometriche per approdare ad una sensibilità assoluta per il colore e negli anni ’70 alla ricerca e l’utilizzo di nuovi materiali. I suoi lavori di questo periodo sono caratterizzati dall’utilizzo del cartone ondulato. Sono degli anni ’80 i lavori dove l’artista si dedica a un’appassionata ricerca sul colore in rapporto allo spazio, realizzando opere dalle quali si desume la sua forte personalità cromatica. Negli anni 2000 Masi si cimenta nell’utilizzo di nuovi materiali come il plexiglas con il quale realizza opere di forme rettangolari o tonde dai colori smaglianti. Dalle iniziali esperienze di pittura informale e dall’astrattismo concreto Masi vanta un lavoro articolato, complesso e diversificato sul piano tecnico-linguistico. Le sue opere divengono marcatori concettuali del paesaggio e, come nel caso delle Polaroid, agiscono come studio analitico sui codici urbani. La sua intensa attività è confermata e riconosciuta sia in Italia che all’estero, con opere presenti nelle collezioni del Mart di Rovereto, della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti di Firenze e dalla Galleria d’Arte Moderna di Torino, del Museo Pecci di Prato e del Museo Novecento di Firenze. I suoi lavori sono caratterizzati da un’incessante evoluzione sperimentale capace di coinvolgere anche gli spazi urbani.

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Paolo Masi

Qui | Paolo Masi
Progetto RIVA
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Paolo Masi

L’ex complesso carcerario è riletto da Masi come luogo della memoria legato alla reclusione, sia essa volontaria, quale convento, o coatta, come carcere. Le opere esposte coinvolgono l’intero complesso monumentale, dagli spazi interni de Le Murate. Progetti Arte Contemporanea agli spazi pubblici del complesso come la facciatala fontana di Piazza Madonna della Neve o l’interno del Semiottagono. La relazione con gli spazi del distretto culturale delle Murate rende questo progetto una grande opera pubblica che riflette sulla storia di questo particolare brano di città.

Le ex celle saranno interessate da una serie di installazioni site specific invitando il visitatore ad una riflessione sul concetto di reclusione e meditazione. Le opere – che l’artista ha concepito utilizzando materiali volutamente “duri” come chiodi o lana d’acciaio oppure graffiando e “segnando” le pareti del complesso – tradiscono interventi sia di matrice cromatica che di 

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L’ex complesso carcerario è riletto da Masi come luogo della memoria legato alla reclusione, sia essa volontaria, quale convento, o coatta, come carcere. Le opere esposte coinvolgono l’intero complesso monumentale, dagli spazi interni de Le Murate. Progetti Arte Contemporanea agli spazi pubblici del complesso come la facciatala fontana di Piazza Madonna della Neve o l’interno del Semiottagono. La relazione con gli spazi del distretto culturale delle Murate rende questo progetto una grande opera pubblica che riflette sulla storia di questo particolare brano di città.

Le ex celle saranno interessate da una serie di installazioni site specific invitando il visitatore ad una riflessione sul concetto di reclusione e meditazione. Le opere – che l’artista ha concepito utilizzando materiali volutamente “duri” come chiodi o lana d’acciaio oppure graffiando e “segnando” le pareti del complesso – tradiscono interventi sia di matrice cromatica che di origine materica, in coerenza con il percorso artistico lungo e strutturato che ha caratterizzato l’intera produzione dell’artista. Gli interventi sullo spazio divengono così marcatori concettuali, in una ricerca serrata e coerente che ripercorre pratiche sperimentali avviate negli anni Settanta in modo nuovo e con una fragranza autentica, rigorosamente misurata con lo spazio. Sono presentati inoltre, 2 cicli inediti di Polaroid, uno dedicato alle Murate, spazio di isolamento e riflessione, l’altro al fiume Arno, luogo libero e mutevole, memoria di un mondo e di una vita esterna.

Quello che mi ha colpito è stato il fascino del luogo, dove le pareti in pietra hanno evidente il passaggio delle tante presenze tra monache di clausura e  prigionieri . Attraverso le polaroid ho cercato di riportare questa visibilità emozionale. La mostra è centrata sull’evidenziare la particolarità di questo spazio, diverso da una galleria e da un museo, che essendo luogo di produzione consente alla immaginazione di esprimersi in maniera libera e totale. Già dalla mia prima visita, ho deciso di concretizzare sentimenti ed emozioni su due piani diversificati: quello drammatico, al terzo piano, dove le celle sono legate da un racconto estremamente costrittivo; mentre al piano inferiore, il bianco della parete incisa, i due grandi cartoni e le tre carte piegate, riportano a una geometria  alternativa al senso di chiusura fisica espressa dalla funzionalità originaria del luogo”. (Paolo Masi )

Masi rinuncia dunque ad ogni velleità espositiva per misurare il lavoro all’ambiente delle Murate, accogliendo nell’opera stessa la memoria storica ed emozionale del luogo. Una sfida importante e coraggiosa che ci spinge a ricreare una relazione profonda con questi spazi secolari e anche con la nostra identità, che predilige la residenza e la produzione quale modalità di approccio profondo, socialmente ed eticamente impegnato, estraneo al consumo culturale. Mi piace pensare che Le Murate, con la presenza sempre maggiore di giovani, abbiano accolto un grande senior e scelto di abitare qualche mese con lui per riscoprire il senso profondo di questo luogo e di modalità radicalmente alternative alla proposta culturale mainstream”.

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Paolo Masi

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