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Victoria DeBlassie
VICTORIA DEBLASSIE è nata e cresciuta ad Albuquerque, New Mexico. Ha studiato presso The University of New Mexico nel 2009 e al California College of the Arts nel 2011.
Ha ricevuto una borsa di studio Fulbright per l’Italia per l’anno accademico 2012-2013. Ha partecipato a numerose residenze artistiche, come F.AIR a Firenze, Italia, Atelier Real a Lisbona, Portogallo, Lakkos AIR a Heraklion, Crete, e più recentemente Apulia Land Arts Festival a Margherita di Savoia, Italia. Ha esposto a livello nazionale e internazionale, in sedi tra cui [AC] 2 Gallery di Albuquerque, NM, The de Young Museum di San Francisco, CA, e la Fondazione Biagiotti Progetto Arte a Firenze, Italia.
VICTORIA DEBLASSIE è nata e cresciuta ad Albuquerque, New Mexico. Ha studiato presso The University of New Mexico nel 2009 e al California College of the Arts nel 2011.
Ha ricevuto una borsa di studio Fulbright per l’Italia per l’anno accademico 2012-2013. Ha partecipato a numerose residenze artistiche, come F.AIR a Firenze, Italia, Atelier Real a Lisbona, Portogallo, Lakkos AIR a Heraklion, Crete, e più recentemente Apulia Land Arts Festival a Margherita di Savoia, Italia. Ha esposto a livello nazionale e internazionale, in sedi tra cui [AC] 2 Gallery di Albuquerque, NM, The de Young Museum di San Francisco, CA, e la Fondazione Biagiotti Progetto Arte a Firenze, Italia.
Da sempre il modo in cui ci vestiamo è il riflesso di chi siamo. Vorrei indagare insieme ai ragazzi quest’idea come spunto per riflettere sulla propria identità. Secondo Freud la personalità di noi esseri umani si compone di Id (l’istinto), ego (la realtà), superego (la moralità), e magari anche alterego (incontrario di sé), in relazione con la mente conscia e subconscia. Partendo da questa spiegazione vorrei aiutare i ragazzi ad essere più consapevoli di loro stessi, come individui che fanno parte della società.
Utilizzando stoffa di scarto, insegnerò agli alunni diverse tecniche tessili per creare costumi che esprimano chi sono in relazione al mondo. Concettualmente, è importante riutilizzare questo materiale in quanto è un prodotto molto facile da trovare a causa del fast fashion, che sta aggravando la già complicata situazione ambientale.
Realizzare i nostri costumi aumenta la consapevolezza sul modo in cui vestiamo e come decidiamo di rappresentarci, qual è la nos
Da sempre il modo in cui ci vestiamo è il riflesso di chi siamo. Vorrei indagare insieme ai ragazzi quest’idea come spunto per riflettere sulla propria identità. Secondo Freud la personalità di noi esseri umani si compone di Id (l’istinto), ego (la realtà), superego (la moralità), e magari anche alterego (incontrario di sé), in relazione con la mente conscia e subconscia. Partendo da questa spiegazione vorrei aiutare i ragazzi ad essere più consapevoli di loro stessi, come individui che fanno parte della società.
Utilizzando stoffa di scarto, insegnerò agli alunni diverse tecniche tessili per creare costumi che esprimano chi sono in relazione al mondo. Concettualmente, è importante riutilizzare questo materiale in quanto è un prodotto molto facile da trovare a causa del fast fashion, che sta aggravando la già complicata situazione ambientale.
Realizzare i nostri costumi aumenta la consapevolezza sul modo in cui vestiamo e come decidiamo di rappresentarci, qual è la nostra posizione nel mondo e come trattiamo noi stessi e la Terra.
Questo progetto mira a sviluppare negli studenti un pensiero sostenibile per affrontare il punto 12 (consumo e produzione responsabile) della agenda 2023 e il punto 13 della agenda 2030 per creare un futuro migliore.
Nel primo incontro vorrei parlare di alcuni artisti che hanno ispirato il progetto, facendo riferimento alle opere di Michelangelo Pistoletto e anche all’idea di sculture indossabili come si può vedere nella opera di Louise Bourgeois, Alexander Calder, Nick Cave e anche Salvador Dalí.
Artista interdisciplinare
Victoria DeBlassie è nata e cresciuta ad Albuquerque, New Mexico. Ha studiato presso The University of New Mexico nel 2009 e il California College of the Arts nel 2011. Di recente, ha ricevuto una borsa di studio Fulbright per l’Italia per l’anno accademico 2012-2013. Ha partecipato a numerose residenze artistiche, come F.AIR a Firenze, Italia, Atelier Real a Lisbona, Portogallo, Lakkos AIR a Heraklion, Crete, e più recentemente Apulia Land Arts Festival a Margherita di Savoia, Italia. Ha esposto a livello nazionale e internazionale, in sedi tra cui [AC] 2 Gallery di Albuquerque, NM, The de Young Museum di San Francisco, CA, e la Fondazione Biagiotti Progetto a Firenze, Italia. http://www.victoriadeblassie.com
Victoria DeBlassie è nata e cresciuta ad Albuquerque, New Mexico. Ha studiato presso The University of New Mexico nel 2009 e il California College of the Arts nel 2011. Di recente, ha ricevuto una borsa di studio Fulbright per l’Italia per l’anno accademico 2012-2013. Ha partecipato a numerose residenze artistiche, come F.AIR a Firenze, Italia, Atelier Real a Lisbona, Portogallo, Lakkos AIR a Heraklion, Crete, e più recentemente Apulia Land Arts Festival a Margherita di Savoia, Italia. Ha esposto a livello nazionale e internazionale, in sedi tra cui [AC] 2 Gallery di Albuquerque, NM, The de Young Museum di San Francisco, CA, e la Fondazione Biagiotti Progetto a Firenze, Italia. http://www.victoriadeblassie.com
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Ciclo Global Identities
Ci sono molti modi per affrontare questioni globali, equilibri complicati, politiche che coinvolgono diverse aree del mondo, e uno di questi è una riflessione concettuale e fisica sul caffè. Il caffè – bevanda originaria dell’Etiopia e diffusa da centinaia di anni in molte aree del pianeta – riesce a unire in maniera transnazionale culture diverse e può essere un simbolo di un momento condiviso, ma anche elemento che sottolinea sfruttamenti e politiche di commercio globale estremamente controverse. E’ su questo crinale che si muove il lavoro presentato dalle artiste Maria Nissan e Victoria DeBlassie che hanno lavorato insieme sul tema da alcuni mesi. L’intervento che hanno proposto per MAD Murate Art District dal titolo Interpretation of a seed è stato il risultato delle domande che le artiste si sono poste. Tutto ha avuto origine dalla pratica comune della raccolta dei fondi di caffè della moka e del caffè americano che sono diventati il materiale
Ci sono molti modi per affrontare questioni globali, equilibri complicati, politiche che coinvolgono diverse aree del mondo, e uno di questi è una riflessione concettuale e fisica sul caffè. Il caffè – bevanda originaria dell’Etiopia e diffusa da centinaia di anni in molte aree del pianeta – riesce a unire in maniera transnazionale culture diverse e può essere un simbolo di un momento condiviso, ma anche elemento che sottolinea sfruttamenti e politiche di commercio globale estremamente controverse. E’ su questo crinale che si muove il lavoro presentato dalle artiste Maria Nissan e Victoria DeBlassie che hanno lavorato insieme sul tema da alcuni mesi. L’intervento che hanno proposto per MAD Murate Art District dal titolo Interpretation of a seed è stato il risultato delle domande che le artiste si sono poste. Tutto ha avuto origine dalla pratica comune della raccolta dei fondi di caffè della moka e del caffè americano che sono diventati il materiale grezzo che mescolato con sale e farina e cotte al forno ha dato origine a oggetti scultorei. Le artiste hanno anche raccolto i sacchi di iuta, materiale per il trasporto dei chicchi di caffè diventato materiale installativo nello spazio. Questi elementi utilizzati diversamente sono il terreno comune di un pensiero formale sviluppato nello spazio della mostra. Interpretation of a seed prende corpo in due stanze del piano terra due luoghi simili ma diversi. Uno spazio – quello di Maria Nissan – è attivato da caratteristiche più sensoriali e materiche con la presenza di elementi organici come lo zucchero, le sculture di caffè e i sacchi come sedute che invitano ad un momento di rilassamento e condivisione, alla ‘coffee culture’ come momento aggregativo. Gli elementi dell’installazione alludono alla cultura medio orientale dell’artista (di origini irakene) alla cultura americana, mescolate con quella italiana dove la presenza del caffè è un elemento culturale evidente e identitario. L’altra stanza realizzata di Victoria DeBlassie, pur avendo elementi comuni con la prima, ricorda più le caffetterie ‘indie’ (apparentemente più rispettose del processo produttivo ma in realtà spesso gestite da multinazionali come Starbucks) come Ethiocha Koffiehuis, nome che l’artista ha pensato per il suo spazio. Qui gli elementi materici si fondono con un’azione di protesta concettuale. Su delle lavagne sono raccolti elementi e dati che sottolineano gli aspetti più complicati del commercio globale, e ai muri sono affisse immagini che sembrano alludere agli slogan usati per catturare i consumatori, ma giocano sull’ambiguità dei messaggi proposti che sposta l’attenzione sugli aspetti nascosti e manipolatori dell’informazione. La doppia installazione avvolge il visitatore sia dal punto di vista sensoriale, materico, olfattivo che come spazio di pensiero e aggregazione. A partire dal caffè le due artiste hanno spaziato nella storia e nelle diverse geografie riattivando la nostra consapevolezza – a partire da un gesto semplice e ordinario come prendere un caffè – su aspetti culturali, storici, politici.
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