12 marzo 2024 – ore 16:30
Intervento di Vera Gheno
#linguaggio
“Il femminismo è nelle parole” è il sottotitolo del libro Femminili plurali di Vera Gheno. Che significa? Se le parole convogliano il nostro modo di vedere il mondo, devono convogliare anche l’idea di essere femmine, di essere femminist*. Le parole che noi usiamo, nell’ambito dei femminili e delle professioni non sono indifferenti e se se ne discute così tanto vuol dire che la questione tocca un punto dolente sia dal punto di vista sociale che culturale. Il femminismo passa anche dalle parole, perché ognun* di noi è le parole che sceglie e saper usare le parole nel modo e nel momento giusto ci conferisce, un enorme potere, forse il più grande. Riflettere sulle nostre abitudini linguistiche, padroneggiare le parole è il più importante atto di partecipazione alla società in cui viviamo.
16 aprile 2024 – ore 17:00
Intervento di Donata Columbro
#dati
Come possono i dati aiutarci a produrre cambiamento? Innanzitutto è necessario capire che i dati hanno dei limiti: il modo in cui vengono raccolti, elaborati e diffusi è tutt’altro che neutro. Il femminismo dei dati è un approccio alla scienza del dato basato sul femminismo intersezionale, ovvero che guarda all’intera società e alle dinamiche di potere e privilegio. Il fatto che vengano raccolti dei dati su un certo argomento, o non raccolti, è una questione di dinamiche di potere. Il data feminism cerca di individuare chi detiene il potere della raccolta dati, dell’analisi e della visualizzazione e si interroga su chi è beneficiato dall’esistenza di quei dati o dalla non esistenza di quei dati e su chi invece è discriminato.
21 maggio 2024 – ore 16:00
Interventi di Giorgia Serughetti e Chiara Volpato
#disuguaglianze e #lotta di classe
La classe è una relazione sociale intrecciata inevitabilmente con altre relazioni sociali diverse come il genere e la razza. I lavoratori e le lavoratrici sono soggetti situati sull’asse del genere e della razza, e incarnano e subiscono le ampie contraddizioni e disuguaglianze che queste diverse relazioni sociali comportano.
La tensione di classe ha attraversato le diverse ondate femministe seppur la lotta femminista per l’uguaglianza politica sia stata dominata da donne di classe medio-alta e il paradigma dell’uguaglianza politica e dei diritti non sia in grado di far fronte alle disuguaglianze di classe. Tuttavia alcune pensatrici femministe (Delphy e Firestone) hanno rifiutato il concetto di classe nella sua piùfrequente accezione “economica” e tendono a rappresentare la classe come una categoria che descrive la relazione gerarchica tra uomini e donne, in cui quest’ultime occupano una posizione subordinata e oppressa. Questa posizione mette in luce una dimensione importante delle classi sociali in una prospettiva femminista: la classe è allo stesso tempo una relazione sociale di interdipendenza e antagonismo che unisce uomini e donne accumunati dalla loro dipendenza dal salario e una relazione di oppressione che può mettere l’una contro l’altra le persone della stessa classe. Il femminismo, inoltre, riflette sulle radici psicosociali di questa oppressione: quali sono i processi psicologici e sociali che, nelle società occidentali, sorreggono il potere maschile, come si propagano? Come vengono interiorizzati?