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L’ex complesso carcerario è riletto da Masi come luogo della memoria legato alla reclusione, sia essa volontaria, quale convento, o coatta, come carcere. Le opere esposte coinvolgono l’intero complesso monumentale, dagli spazi interni de Le Murate. Progetti Arte Contemporanea agli spazi pubblici del complesso come la facciatala fontana di Piazza Madonna della Neve o l’interno del Semiottagono. La relazione con gli spazi del distretto culturale delle Murate rende questo progetto una grande opera pubblica che riflette sulla storia di questo particolare brano di città.

Le ex celle saranno interessate da una serie di installazioni site specific invitando il visitatore ad una riflessione sul concetto di reclusione e meditazione. Le opere – che l’artista ha concepito utilizzando materiali volutamente “duri” come chiodi o lana d’acciaio oppure graffiando e “segnando” le pareti del complesso – tradiscono interventi sia di matrice cromatica che di 

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L’ex complesso carcerario è riletto da Masi come luogo della memoria legato alla reclusione, sia essa volontaria, quale convento, o coatta, come carcere. Le opere esposte coinvolgono l’intero complesso monumentale, dagli spazi interni de Le Murate. Progetti Arte Contemporanea agli spazi pubblici del complesso come la facciatala fontana di Piazza Madonna della Neve o l’interno del Semiottagono. La relazione con gli spazi del distretto culturale delle Murate rende questo progetto una grande opera pubblica che riflette sulla storia di questo particolare brano di città.

Le ex celle saranno interessate da una serie di installazioni site specific invitando il visitatore ad una riflessione sul concetto di reclusione e meditazione. Le opere – che l’artista ha concepito utilizzando materiali volutamente “duri” come chiodi o lana d’acciaio oppure graffiando e “segnando” le pareti del complesso – tradiscono interventi sia di matrice cromatica che di origine materica, in coerenza con il percorso artistico lungo e strutturato che ha caratterizzato l’intera produzione dell’artista. Gli interventi sullo spazio divengono così marcatori concettuali, in una ricerca serrata e coerente che ripercorre pratiche sperimentali avviate negli anni Settanta in modo nuovo e con una fragranza autentica, rigorosamente misurata con lo spazio. Sono presentati inoltre, 2 cicli inediti di Polaroid, uno dedicato alle Murate, spazio di isolamento e riflessione, l’altro al fiume Arno, luogo libero e mutevole, memoria di un mondo e di una vita esterna.

Quello che mi ha colpito è stato il fascino del luogo, dove le pareti in pietra hanno evidente il passaggio delle tante presenze tra monache di clausura e  prigionieri . Attraverso le polaroid ho cercato di riportare questa visibilità emozionale. La mostra è centrata sull’evidenziare la particolarità di questo spazio, diverso da una galleria e da un museo, che essendo luogo di produzione consente alla immaginazione di esprimersi in maniera libera e totale. Già dalla mia prima visita, ho deciso di concretizzare sentimenti ed emozioni su due piani diversificati: quello drammatico, al terzo piano, dove le celle sono legate da un racconto estremamente costrittivo; mentre al piano inferiore, il bianco della parete incisa, i due grandi cartoni e le tre carte piegate, riportano a una geometria  alternativa al senso di chiusura fisica espressa dalla funzionalità originaria del luogo”. (Paolo Masi )

Masi rinuncia dunque ad ogni velleità espositiva per misurare il lavoro all’ambiente delle Murate, accogliendo nell’opera stessa la memoria storica ed emozionale del luogo. Una sfida importante e coraggiosa che ci spinge a ricreare una relazione profonda con questi spazi secolari e anche con la nostra identità, che predilige la residenza e la produzione quale modalità di approccio profondo, socialmente ed eticamente impegnato, estraneo al consumo culturale. Mi piace pensare che Le Murate, con la presenza sempre maggiore di giovani, abbiano accolto un grande senior e scelto di abitare qualche mese con lui per riscoprire il senso profondo di questo luogo e di modalità radicalmente alternative alla proposta culturale mainstream”.