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Terzo appuntamento di Firenze per i 50 anni di Medici Senza Frontiere, il ciclo di iniziative culturali organizzate nel capoluogo toscano da Medici Senza Frontiere (MSF) e il Comune di Firenze per celebrare e raccontare i 50 anni dalla nascita dell’organizzazione medico-umanitaria.

Dopo la lettura del libro “Le Ferite” a Palazzo Strozzi e la proiezione del film documentario Egoisti al Museo del Novecento della scorsa estate, dal 20 ottobre al 17 novembre sarà ospitata nel Semiottagono del Complesso delle Murate Don’t leave me alone, la mostra fotografica di Alessio Romenzi in collaborazione con MAD Murate Art District, già premiato al World Press Photo, che attraverso 48 scatti racconta l’intervento di MSF contro il Covid-19 in Italia, dai letti della terapia intensiva dell’ospedale di Lodi alle strutture per anziani delle Marche, fino ai raggi del carcere di San Vittore a Milano.

 

Mercoledì 20 ottobre, alle ore 19:00, il fotografo Alessio Romenzi e Maria Cristina Manca, antropologa e operatrice umanitaria di MSF che ha lavorato nell’intervento di MSF sul Covid-19 in Italia, guideranno gli spettatori in questo racconto fotografico.
L’ingresso è libero con prenotazione obbligatoria ai seguenti recapiti: info.firenze@rome.msf.org – www.facebook.com/msf.firenze. Per accedere sarà necessario essere in possesso della Certificazione verde COVID-19 (“green pass“) in corso di validità.

La mostra sarà visitabile fino a mercoledì 17 novembre, dal martedì al sabato dalle 10:00 alle 16:00.

Le mie foto hanno quasi sempre raccontato guerre e popolazioni in fuga fuori dall’Italia, ma in questo caso l’emergenza era proprio qui” racconta Alessio Romenzi, fotografo e autore della mostra. “Le terapie intensive degli ospedali, le camere delle RSA, i lunghi corridoi di un carcere sono luoghi molto differenti tra loro ma questa pandemia ha scatenato in chi li abita le medesime paure e incertezze. Da qui la scelta del bianco e nero per le foto: volevo che si percepisse la stessa atmosfera lungo tutti i capitoli di questo racconto”.

 

MSF ha lavorato al fianco del sistema sanitario italiano negli ospedali e sul territorio del lodigiano, in diverse carceri in Lombardia, Piemonte e Liguria, nelle strutture per anziani nelle Marche e negli insediamenti informali a Roma, secondo un approccio di salute pubblica che oltre alla cura del paziente in ospedale affronta l’epidemia sul territorio e nelle comunità più vulnerabili. Sono stati più di 60 gli operatori coinvolti, tra medici, infermieri, esperti di igiene, promotori della salute e psicologi, alcuni dei quali hanno poi trasferito le competenze acquisite in Italia nella lotta al Covid-19 negli altri paesi dove MSF sta intervenendo sul coronavirus.

 

In mezzo secolo di storia – ha sottolineato l’assessore al Terzo Settore Cosimo Guccione – Medici Senza Frontiere è intervenuta nelle più grandi emergenze mondiali. Una storia di solidarietà che continua incessante: basta pensare alle crisi ancora in corso e alle popolazioni dimenticate, lontane dai riflettori ma che hanno un disperato bisogno di cure. Quello di Firenze – ha aggiunto – sarà non solo un momento per fare un bilancio ma anche l’occasione per una riflessione collettiva sul futuro e su come rispondere alle nuove sfide che attendono“.

MSF, 50 anni di umanità 

“Cinquant’anni di umanità”: sono le parole che riassumono la storia di MSF che nel 2021 festeggia il cinquantesimo anno dalla nascita. E sono le stesse che muovono ogni giorno oltre 65.000 operatori umanitari MSF impegnati a portare cure mediche e aiuto incondizionato nelle emergenze di 88 paesi. A raccontarlo, la campagna di sensibilizzazione che per tutto il 2021 ricorderà i momenti storici e le sfide ancora aperte, tutti i dettagli su www.msf.it/50anni

Alessio Romenzi 

Dopo aver lavorato come fabbro, autista e frigorista si trasferisce a Gerusalemme dove diventa fotografo professionista. Ha documentato crisi in Libia, Egitto, Sud Sudan, Siria, Libano, Iraq, Giordania, Palestina, Israele, Colombia, Ucraina e Filippine. Il suo lavoro descrive le conseguenze delle crisi sulla popolazione, con un particolare interesse all’aspetto umano piuttosto che all’evento bellico in sé. Collabora con agenzie di stampa, organizzazioni umanitarie e testate nazionali e internazionali.