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Artist Residence at school
Indagine sul mito di Orfeo ed Euridice di Katiuscia Favilli
Il mito di Orfeo ed Euridice, oltre alla sua romantica interpretazione, mette di fronte all’esperienza dell’inevitabilità della fine al di là della potenza della vita e della volontà dei sentimenti. Il mito può essere un mezzo per fare esperienza di questioni esistenziali complesse con cui è difficile confrontarsi con il solo pensiero analitico e logico. Orfeo attraversa le porte dell’Ade, ma non è il solo. Nella letteratura troviamo altri esempi di eroi ed eroine che riescono a superare la soglia tra la vita e la morte per entrare in un mondo completamente ignoto. Fin dall’antichità la geografia del mondo delle tenebre era molto chiara agli individui, oggi questo spazio è incerto, negato anche come forma di riflessione o esercizio creativo. Com’è l’aldilà? Come te lo immagini? Queste le prime domande con cui entreremo in dialogo con le ragazze e i ragazzi. La riflessione sull
Indagine sul mito di Orfeo ed Euridice di Katiuscia Favilli
Il mito di Orfeo ed Euridice, oltre alla sua romantica interpretazione, mette di fronte all’esperienza dell’inevitabilità della fine al di là della potenza della vita e della volontà dei sentimenti. Il mito può essere un mezzo per fare esperienza di questioni esistenziali complesse con cui è difficile confrontarsi con il solo pensiero analitico e logico. Orfeo attraversa le porte dell’Ade, ma non è il solo. Nella letteratura troviamo altri esempi di eroi ed eroine che riescono a superare la soglia tra la vita e la morte per entrare in un mondo completamente ignoto. Fin dall’antichità la geografia del mondo delle tenebre era molto chiara agli individui, oggi questo spazio è incerto, negato anche come forma di riflessione o esercizio creativo. Com’è l’aldilà? Come te lo immagini? Queste le prime domande con cui entreremo in dialogo con le ragazze e i ragazzi. La riflessione sull’altro mondo, sul luogo fisico e mentale dove chi muore va, è uno spazio creativo e di riflessione concreto che può dare la possibilità di parlare e confrontarsi in maniera protetta su un argomento complesso e difficile come la morte, in modo particolare nella fase della preadolescenza. Abbiamo spesso risposto o sentito raccontare alle bambine e ai bambini che le nuvole o la luna ospitano cani e gatti. Le prime esperienze di morte portano la conseguente domanda dov’è? a cui l’adulto ha necessità di dare una risposta. La ricerca sul mito di Orfeo ed Euridice desidera indagare lo spazio possibile di un al di là: immaginarlo, rifletterci, entrarci in relazione tramite l’utilizzo della scena teatrale.
Indagine sul nero di Paolo Mereu
Il nero si manifesta sottoforma di buio, luogo affascinante, se limitato a potenze inibenti; è seducente tanto da trasformarsi in un caos consolatorio; è il colore dell’ovest dove tramonta il sole. Questo colore include variabili interessanti generando processi ciclici e ripetitivi: dal buio all’abbaglio, illuminante prima accecante poi. Nell’arte figurativa ha assunto significati spesso contraddittori nel corso del tempo: la fertilità, gli Inferi, l’aldilà, il lutto, l’umiltà, la penitenza e il peccato, per citarne alcuni, fino a simboleggiare persino l’autorità. Il non-colore per eccellenza riesce a generare immagini e visioni ad uno sguardo attento creando aspettative o desideri inattesi. Il laboratorio sarà costruito intorno allo studio di un’opera d’arte figurativa attinente al tema in questione. Gli studenti saranno invitati a scegliere un’opera da analizzare individualmente o in piccoli gruppi e cercheranno attraverso il corpo una maniera per esprimerne una sintesi. L’obiettivo sarà la costruzione di un linguaggio, su cui entreranno in gioco nuove riflessioni e osservazioni nate dall’indagine su questo colore. L’allenamento dello sguardo non sempre avviene in modo consapevole e costruttivo, infatti i giovani sono bombardati da immagini spesso vuote di significato oppure omologate ad un pensiero comune, che abbatte le loro potenzialità cognitive e immaginifiche, portandoli ad avere timore di uscire dal coro per esporsi liberamente e trascendere dal quotidiano. Nel ciclo che prevede sei incontri, verranno proposte pratiche in grado di preparare il corpo ad entrare in uno specifico processo drammaturgico la cui finalità è la costruzione di un metalinguaggio. Ogni incontro solleciterà il pensiero del corpo secondo una tematica specifica, che cercheremo di analizzare sotto molteplici aspetti (meccanico, cinestetico, sociale, artistico, culturale e politico).
Le forme dell’essere non possono essere separate le une dalle altre: il tempo e le cose si creano e si ricreano intrecciandosi in grovigli di azioni e reazioni. La materia non è fissa e immutabile, reagisce, soffre e si trasforma con noi. Tutto è collegato e in competizione con tutto, è difficile stabilire chi è legato a chi; gli organismi collaborano tra regni, mediante processi di simbiosi, di reti micorrize e rizomi: prendere nutrimento è anche offrirlo, annodandosi alla vita altrui. Da sempre, le specie si mangiano e si nutrono a vicenda modificando e danneggiando l’ambiente dell’altro. Batteri, funghi, alghe, licheni, piante, animali e uomini creano relazioni trasformando il paesaggio, il clima e l’economia: plasmano il mondo generando filamenti e parentele, attraverso connessioni inventive. L’antropologa americana Anna Tsing, definisce design involontario, quel processo di interdipendenza tra regni, in cui il disturbo dell’uomo, non è necessariamente una fine, m
Le forme dell’essere non possono essere separate le une dalle altre: il tempo e le cose si creano e si ricreano intrecciandosi in grovigli di azioni e reazioni. La materia non è fissa e immutabile, reagisce, soffre e si trasforma con noi. Tutto è collegato e in competizione con tutto, è difficile stabilire chi è legato a chi; gli organismi collaborano tra regni, mediante processi di simbiosi, di reti micorrize e rizomi: prendere nutrimento è anche offrirlo, annodandosi alla vita altrui. Da sempre, le specie si mangiano e si nutrono a vicenda modificando e danneggiando l’ambiente dell’altro. Batteri, funghi, alghe, licheni, piante, animali e uomini creano relazioni trasformando il paesaggio, il clima e l’economia: plasmano il mondo generando filamenti e parentele, attraverso connessioni inventive. L’antropologa americana Anna Tsing, definisce design involontario, quel processo di interdipendenza tra regni, in cui il disturbo dell’uomo, non è necessariamente una fine, ma un inizio: è possibile sopravvivere sulle rovine, nei luoghi abbandonati, imparando a con-vivere nella contaminazione e confusione. Tutto è cor-rispondenza. Il mondo ri-sponde alle nostre azioni.
Obiettivi
Gli studenti confrontandosi con la poetica di Simoncini.Tangi potranno osservare il processo di trasformazione della natura e iniziare a capire che ad ogni azione, cor-risponde una reazione!
Nella nostra memoria dovrebbe fissarsi che la nostra sopravvivenza dipende dalle piante: se il verde sparisse dalla Terra, saremmo destinati all’estinzione.
È necessario costruire relazioni aperte e condivise, in quanto la vita non è una prerogativa individuale: soggetto e oggetto si costruiscono e si plasmano a vicenda.
Umidità, vento, vapore acqueo ed energia solare regolano la quantità di acqua che si deposita sulle piante e sulla terra: la traspirazione è il processo in cui le piante regolano la temperatura dei loro tessuti, assorbono l’acqua dalle radici e la diffondono alle foglie, per mantenerle fresche e flessibili. Anche il suolo è influenzato dalla traspirazione, l’acqua della pioggia una volta traspirata, regola l’umidità, fertilizzando il terreno, che risulta meno paludoso. Aridità e siccità, causate principalmente dalle variazioni climatiche, sono ormai un’emergenza planetaria: incendi e disastri ambientali, contribuiscono ad aumentare la desertificazione di vaste zone. I ghiacciai si sciolgono, e i fondali marini, diventano discariche di plastica e rifiuti. L’uomo non si comporta come le piante. La natura si ricicla da sola, lo spreco non è contemplato, tutto si modifica e rientra a far parte dei processi biologici e geologici. I rifiuti di una specie, spiega il fisico e scrittore Fritjof Capra sono nutrimento per l’altra: fiori, radici, piante si trasformano innescando una scansione ritmica e ciclica in cui la vita si alterna alla morte, la luce al buio, il giorno alla notte.
Finalità
Il progetto si propone attraverso il Con-Tatto con l’Arte, di stimolare la capacità di sentire, vedere, annusare e toccare il mondo vegetale:
“Quando tocchiamo qualcuno, siamo toccati a nostra volta: il tatto è radicato nell’attività mentale”.
Attraverso le loro opere Simoncini.Tangi, cercano di svelare l’invisibile processo della vita e l’intelligenza delle piante, la loro capacità di risolvere in modo semplice situazioni complesse. Le piante, quando colonizzarono la Terra, si associarono ai funghi per tessere, mediante le radici, reti sotterranee capaci di estrarre con facilità acqua e sali minerali. Sono esseri fortemente collaborativi, si aiutano e comunicano anche a grandi distanze; abili manipolatrici utilizzano l’aria, l’acqua, la terra, gli animali e lo stesso uomo, per trasportare i propri semi in luoghi lontani. Gli scoiattoli, ad esempio, sono i primi giardinieri naturali, nell’inverno, infatti, seppelliscono scorte di noci e ghiande, ma poi spesso si dimenticano del luogo di sepoltura, contribuendo involontariamente alla nascita di nuovi alberi.
L’intento di Simoncini.Tangi sarà quello di sollecitare gli studenti a osservare la vita nel suo farsi, costruendo insieme agli alunni una relazione tra il Corpo della natura, quello dell’uomo e dell’Arte: ambiente, arte e cultura sono intrecciati in un groviglio di intra-azioni. L’entanglement è un fenomeno quantistico e significa letteralmente ‘groviglio’, ‘intreccio’: tutto è intrecciato e connesso. Ogni vita è assemblata all’altra e ha bisogno dell’altra per vivere. Le piante sono esseri democratici e fortemente collaborativi, sono capaci di coordinarsi a grandi distanze, anche tra specie nemiche. La collaborazione è un processo di apprendimento fondamentale, in una società in cui la competizione sembra l’unica forma di sopravvivenza, il modo in cui si relazionano fra loro le piante, sarà di grande stimolo per gli studenti.
“Se oggi il nostro mondo è in crisi è perché abbiamo dimenticato come corrispondervi” T. Ingold
Azioni
In questo percorso Daniela Simoncini unisce la poetica artistica creata con Pasquale Tangi (Simoncini.Tangi), alla sua continua ricerca sul respiro e movimento del corpo: dagli studi in Accademia ad oggi, questa necessità di sentite i micro-cambiamenti del proprio corpo (in relazione al mondo esterno), l’ha portata a confrontarsi con molte discipline quali la danza, il teatro, lo yoga, il tai-chi, il fedenkrais. Gli studenti si muoveranno sul confine del nostro corpo e quello dell’ambiente, fisicamente, concettualmente e artisticamente.
Gli incontri saranno alternati ad attività svolte al banco e attività svolte nell’aula vuota per esplorazione e interazione con il corpo, ai laboratori parteciperanno anche Pasquale Tangi e Ran Ishiwa, danzatrice butoh e insegnante feldenkrais.
1) Gli incontri laboratoriali prevedono una presentazione dei contenuti, con proiezioni video e interazione con i materiali ispirandosi alle opere di Simoncini.Tangi
2) Gli incontri in un’ aula vuota prevedono azioni, conoscenza con il proprio corpo e quello dell’ambiente, creando su rotoli di carta da lucido, segni, tracce, cartografie di corpi e pensieri, in sinergia con suoni e rumori.
3) L’ultimo incontro prevede la creazione di un “giardino”, realizzato assemblando tutti i manufatti realizzati nel corso della residenza. Un giardino emozionale, una stratificazione di forme, pensieri di tutte le classi, che hanno partecipato al progetto.
Da sempre il modo in cui ci vestiamo è il riflesso di chi siamo. Vorrei indagare insieme ai ragazzi quest’idea come spunto per riflettere sulla propria identità. Secondo Freud la personalità di noi esseri umani si compone di Id (l’istinto), ego (la realtà), superego (la moralità), e magari anche alterego (incontrario di sé), in relazione con la mente conscia e subconscia. Partendo da questa spiegazione vorrei aiutare i ragazzi ad essere più consapevoli di loro stessi, come individui che fanno parte della società.
Utilizzando stoffa di scarto, insegnerò agli alunni diverse tecniche tessili per creare costumi che esprimano chi sono in relazione al mondo. Concettualmente, è importante riutilizzare questo materiale in quanto è un prodotto molto facile da trovare a causa del fast fashion, che sta aggravando la già complicata situazione ambientale.
Realizzare i nostri costumi aumenta la consapevolezza sul modo in cui vestiamo e come decidiamo di rappresentarci, qual è la nos
Da sempre il modo in cui ci vestiamo è il riflesso di chi siamo. Vorrei indagare insieme ai ragazzi quest’idea come spunto per riflettere sulla propria identità. Secondo Freud la personalità di noi esseri umani si compone di Id (l’istinto), ego (la realtà), superego (la moralità), e magari anche alterego (incontrario di sé), in relazione con la mente conscia e subconscia. Partendo da questa spiegazione vorrei aiutare i ragazzi ad essere più consapevoli di loro stessi, come individui che fanno parte della società.
Utilizzando stoffa di scarto, insegnerò agli alunni diverse tecniche tessili per creare costumi che esprimano chi sono in relazione al mondo. Concettualmente, è importante riutilizzare questo materiale in quanto è un prodotto molto facile da trovare a causa del fast fashion, che sta aggravando la già complicata situazione ambientale.
Realizzare i nostri costumi aumenta la consapevolezza sul modo in cui vestiamo e come decidiamo di rappresentarci, qual è la nostra posizione nel mondo e come trattiamo noi stessi e la Terra.
Questo progetto mira a sviluppare negli studenti un pensiero sostenibile per affrontare il punto 12 (consumo e produzione responsabile) della agenda 2023 e il punto 13 della agenda 2030 per creare un futuro migliore.
Nel primo incontro vorrei parlare di alcuni artisti che hanno ispirato il progetto, facendo riferimento alle opere di Michelangelo Pistoletto e anche all’idea di sculture indossabili come si può vedere nella opera di Louise Bourgeois, Alexander Calder, Nick Cave e anche Salvador Dalí.
o come realizzare insieme l’animazione non digitale e riflettere sul concetto del tempo
Il laboratorio didattico viene proposto da Olga Pavlenko basandosi sul suo progetto artistico che riflette sul movimento perpetuo.
Durante il laboratorio i partecipanti vengono a conoscenza di un strumento ottico antico che produce l’effetto di animazione, ovvero il phenakistoscopio o disco magico.
Il suo principio di funzionamento fu soggetto di studio già da parte del matematico greco Euclido e più tardi di Newton, ma fu effettivamente realizzato dal Joseph Plateau intorno al 1841 in Belgio.
Il disco magico sfrutta la capacità dell’occhio umano di unire 25 immagini in un movimento continuativo – il medesimo principio che viene utilizzato nel cinema. Il phenakistoskopio fu il primo tentativo di creare le immagini in movimento in forma analogica, nascendo come un giocattolo ma successivamente aprì la strada al cinema e all’era digitale.
Durante le ore del laboratorio gli studenti saranno guidati nel percorso che li porterà a realizzare un progetto di animazione tutto l
Il laboratorio didattico viene proposto da Olga Pavlenko basandosi sul suo progetto artistico che riflette sul movimento perpetuo.
Durante il laboratorio i partecipanti vengono a conoscenza di un strumento ottico antico che produce l’effetto di animazione, ovvero il phenakistoscopio o disco magico.
Il suo principio di funzionamento fu soggetto di studio già da parte del matematico greco Euclido e più tardi di Newton, ma fu effettivamente realizzato dal Joseph Plateau intorno al 1841 in Belgio.
Il disco magico sfrutta la capacità dell’occhio umano di unire 25 immagini in un movimento continuativo – il medesimo principio che viene utilizzato nel cinema. Il phenakistoskopio fu il primo tentativo di creare le immagini in movimento in forma analogica, nascendo come un giocattolo ma successivamente aprì la strada al cinema e all’era digitale.
Durante le ore del laboratorio gli studenti saranno guidati nel percorso che li porterà a realizzare un progetto di animazione tutto loro. Studieranno e disegneranno il movimento ripetitivo per produrre un effetto di continuità.
Partendo dall’animazione discuteremo poi della relatività del tempo e l’importanza del continuo cambiamento. Attraverso un semplice movimento cercheremo di costruire un racconto collettivo, facendo da ponte anche con le materie scolastiche, come la tecnologia, la geometria, la storia e ovviamente l’arte.
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Ogni partecipante realizzerà il suo disco di 30cm di diametro che messo in moto produrrà l’effetto di animazione; in seguito i disegni verranno digitalizzati creando i video gif che si ripetano all’infinito.
Alla fine del progetto verrà realizzata la mostra sia delle animazioni analogici che dei video.
Mapping the Community: Residenze d’artista a scuola, è un progetto finanziato dalla Direzione Istruzione e promosso dall’Assessorato all’Educazione del Comune di Firenze con il contributo di Cassa di Risparmio di Firenze, con l’ideazione e la curatela di MAD Murate Art District, il centro di arte contemporanea gestito da MUS.E, che ha invitato gli artisti a “coabitare” con i ragazzi, coinvolgendo complessivamente 2790 studenti in laboratori di lungo periodo dedicati a 641 di loro con oltre 700 ore di lavoro investite nelle scuole da novembre 2022 a maggio 2023. La scelta di dedicare un progetto di questo tipo alle scuole medie inferiori deriva da una valutazione molto semplice e strategica: le scuole medie accolgono i ragazzi per un tempo piuttosto breve in relazione agli altri cicli scolastici; i professori hanno difficoltà a trovare progetti dedicati, e la fascia di età coinvolta è delicatissima: entrano bambini ed escono adolescenti in pieno t
Mapping the Community: Residenze d’artista a scuola, è un progetto finanziato dalla Direzione Istruzione e promosso dall’Assessorato all’Educazione del Comune di Firenze con il contributo di Cassa di Risparmio di Firenze, con l’ideazione e la curatela di MAD Murate Art District, il centro di arte contemporanea gestito da MUS.E, che ha invitato gli artisti a “coabitare” con i ragazzi, coinvolgendo complessivamente 2790 studenti in laboratori di lungo periodo dedicati a 641 di loro con oltre 700 ore di lavoro investite nelle scuole da novembre 2022 a maggio 2023. La scelta di dedicare un progetto di questo tipo alle scuole medie inferiori deriva da una valutazione molto semplice e strategica: le scuole medie accolgono i ragazzi per un tempo piuttosto breve in relazione agli altri cicli scolastici; i professori hanno difficoltà a trovare progetti dedicati, e la fascia di età coinvolta è delicatissima: entrano bambini ed escono adolescenti in pieno turbamento. Su di loro l’arte ha un effetto straordinario.
Quando si immagina un progetto per una residenza artistica a scuola la prima difficoltà a cui si può pensare è come l’artista si interfaccerà con i ragazzi, oppure come riuscirà a catturare la loro attenzione. In realtà il primo passo da compiere, o meglio il primo ostacolo da superare, è se e come gli adolescenti accetteranno questa nuova figura. Obiettivo primo, infatti, del progetto Residenze d’artista a scuola è quello di far diventare l’artista parte integrante della comunità, affinché tramite la sua arte possa far esprimere i desideri e i disagi degli studenti, tipici della loro età. A tal proposito ognuno di loro si è presentato a tutta la scuola, illustrando il proprio lavoro e il progetto che aveva in mente per loro.
Clarissa Pasquali
Performing arts, teatro, arti visive e installazioni, canto, videoarte, fotografia sono alcuni dei mezzi espressivi utilizzati dai nove artisti internazionali coinvolti nel progetto, provenienti da Stati Uniti, Ucraina, Russia e Italia. Katiuscia Favilli (regista) con Cristina Abati (performer) per Fosca, Victoria DeBlassie (artista visiva), Andrea Falcone (drammaturgo) con Giacomo Bogani (attore) per inQuanto Teatro, Benedetta Manfriani (cantante, performer, artista visiva), Alisa Martynova (fotografa), Marco Di Costanzo (regista e attore) per Teatro dell’Elce, Olga Pavlenko (artista visiva) hanno messo la loro esperienza e la loro creatività al servizio dell’educazione, coinvolgendo gli studenti delle scuole medie inferiori in un percorso fatto di scoperta, di incontro e di nuove consapevolezze.
Valentina Gensini
Network that generates reflections
Fosca is a project originated in 2006 by a Caterina Poggesi’s idea. Fosca is a network that generates reflections and creative spaces for contemporary culture through creations, workshops, events, moments of study, exhibitions, publications, radio broadcasts in the field of performing and visual arts.
www.fosca.eu
Fosca is a project originated in 2006 by a Caterina Poggesi’s idea. Fosca is a network that generates reflections and creative spaces for contemporary culture through creations, workshops, events, moments of study, exhibitions, publications, radio broadcasts in the field of performing and visual arts.
www.fosca.eu
formatrice teatrale
Katiuscia Favilli has been involved in performing arts as a stage and design practice for twenty years. She has been a trainer in the artistic and educational field, and she has developed the practice of theatre as a tool for exploring the self, relational capacity, and the growth of one’s own potential and individual abilities. She has developed skills in the design of courses for both trainees and trainers, in formal and informal contexts, such as schools, festivals and social cooperatives. She currently collaborates with the Department of Education Sciences of the University of Florence.
FOSCA is a project born in 2006 from Caterina Poggesi’s idea. Fosca is a network in continuous definition that aims to create spaces for investigation and reflection in contemporary culture, through creations in the field of performing and visual arts. Within the various initiatives, different artists and newcomers collaborate each time, linked to the specific features of the work. Fosca
Katiuscia Favilli has been involved in performing arts as a stage and design practice for twenty years. She has been a trainer in the artistic and educational field, and she has developed the practice of theatre as a tool for exploring the self, relational capacity, and the growth of one’s own potential and individual abilities. She has developed skills in the design of courses for both trainees and trainers, in formal and informal contexts, such as schools, festivals and social cooperatives. She currently collaborates with the Department of Education Sciences of the University of Florence.
FOSCA is a project born in 2006 from Caterina Poggesi’s idea. Fosca is a network in continuous definition that aims to create spaces for investigation and reflection in contemporary culture, through creations in the field of performing and visual arts. Within the various initiatives, different artists and newcomers collaborate each time, linked to the specific features of the work. Fosca is not intended to be a formation of people, but rather a set of collaborations and experiences, constantly changing between subjects, languages, territories and disciplinary areas. It is a mental space that finds its manifestation in concrete actions in artistic research and in the study of contemporary languages, dealing transversally with culture, education, sociality, human sciences. It is a project of creation, production and artistic promotion of shows, workshops, events, study moments, exhibitions, publications, radio broadcasts. Fosca is a multidirectional network in continuous evolution and as such a work.
musician and visual artist
Francesco Pellegrino is a multimedia artist and musician; his works include electroacoustic music, performances and installations. As a musician he performs in electroacoustic concerts for various instruments (including sax, trumpet, clarinet and various objects) and live electronics; he plays in the electroacoustic trio3D3, with Maurizio Montini and Andrea Venturoli. As an artist he creates installations with a strong sound component, immersive environments, invitations to contemplation. His installations have been exhibited in Florence, Livorno, Stockholm, Mexico City, Chongquing and others.
Francesco Pellegrino is a multimedia artist and musician; his works include electroacoustic music, performances and installations. As a musician he performs in electroacoustic concerts for various instruments (including sax, trumpet, clarinet and various objects) and live electronics; he plays in the electroacoustic trio3D3, with Maurizio Montini and Andrea Venturoli. As an artist he creates installations with a strong sound component, immersive environments, invitations to contemplation. His installations have been exhibited in Florence, Livorno, Stockholm, Mexico City, Chongquing and others.
Regista
E’ un giornalista americano cresciuto a Firenze che ha lavorato in più di trenta paesi per Al Jazeera English, il World Food Programme, Sky Italia e APTN. Nel 2010 ha ricevuto il prestigioso “Concentra’s video journalism Breaking News Award” per un reportage dalla Striscia di Gaza, mentre nel 2013 ha vinto il CINE Golden Eagle Award per un documentario sulla separazione del Sud Sudan dal Nord. Ha recentemente lasciato il Qatar per vivere in Italia e lavorare sui film “Inside a Box” e “The Killer and The Butterfly.” A Murate Art District ha concluso i due docufilm The Things we keer e Butterfly durante la residenza d’asrtista con Alessandro Cassigoli
E’ un giornalista americano cresciuto a Firenze che ha lavorato in più di trenta paesi per Al Jazeera English, il World Food Programme, Sky Italia e APTN. Nel 2010 ha ricevuto il prestigioso “Concentra’s video journalism Breaking News Award” per un reportage dalla Striscia di Gaza, mentre nel 2013 ha vinto il CINE Golden Eagle Award per un documentario sulla separazione del Sud Sudan dal Nord. Ha recentemente lasciato il Qatar per vivere in Italia e lavorare sui film “Inside a Box” e “The Killer and The Butterfly.” A Murate Art District ha concluso i due docufilm The Things we keer e Butterfly durante la residenza d’asrtista con Alessandro Cassigoli
With the column #LeOpereeiGiorni we invited artists, curators and intellectuals to share reflections on their work and the current moment.
Today we listen to Casey Kaufmann, regista
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Director
He is an Italian director who has received several international awards in recent years, including first prize at Full Frame (USA), Dok Leipzig (Germany), Documenta Madrid (Spain) and many others. Since 2007 he has collaborated with the television channel “arte” for which he has made 8 documentaries. His latest film “La Deutsche Vita” was distributed in cinemas all over Germany and was shown for 3 months continuously in Berlin. Now he has recently moved back to Italy to work on his next two films “Inside a Box” and “The Killer and The Butterfly”. In Murate Art District he concluded the two docufilms “The Things we keer” and “Butterfly” during his asist residence with Casey Kaufmann.
He is an Italian director who has received several international awards in recent years, including first prize at Full Frame (USA), Dok Leipzig (Germany), Documenta Madrid (Spain) and many others. Since 2007 he has collaborated with the television channel “arte” for which he has made 8 documentaries. His latest film “La Deutsche Vita” was distributed in cinemas all over Germany and was shown for 3 months continuously in Berlin. Now he has recently moved back to Italy to work on his next two films “Inside a Box” and “The Killer and The Butterfly”. In Murate Art District he concluded the two docufilms “The Things we keer” and “Butterfly” during his asist residence with Casey Kaufmann.
Con la rubrica #LeOpereeiGiorni abbiamo invitato artisti, curatori e intellettuali a condividere riflessioni sul loro lavoro e sul momento attuale.
Oggi lasciamo la parola a Alessandro Cassigoli, regista
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Residenza d'artista nelle scuole
Le aule (non utilizzate) diventano atelier e gli artisti offrono laboratori gratuiti ai ragazzi
Il progetto ideato da MAD Murate Art District in collaborazione con l’Assessorato all’istruzione del Comune di Firenze e Regione Toscana, è partito per l’anno scolastico 2018/2019 all’Istituto comprensivo Oltrarno e all’Istituto comprensivo Poliziano. I primi due artisti coinvolti sono stati Rossella Liccione e Francesco Pellegrino
A novembre 2018 ha inaugurato un importante progetto pilota di collaborazione tra artisti del territorio e gli istituti scolastici fiorentini partendo da un progetto della Associazione MUS.E con l’Istituto Comprensivo Oltrarno (Dirigente prof.ssa Paola Salmoiraghi), promosso dal Comune di Firenze (Direzione Istruzione).
L’iniziativa ha visto le strutture scolastiche mettere a disposizione un’aula non utilizzata per accogliere un artista contemporaneo che lavora quotidianamente a scuola. L’artista ospitato, ha offerto un laboratorio gratuito
Le aule (non utilizzate) diventano atelier e gli artisti offrono laboratori gratuiti ai ragazzi
Il progetto ideato da MAD Murate Art District in collaborazione con l’Assessorato all’istruzione del Comune di Firenze e Regione Toscana, è partito per l’anno scolastico 2018/2019 all’Istituto comprensivo Oltrarno e all’Istituto comprensivo Poliziano. I primi due artisti coinvolti sono stati Rossella Liccione e Francesco Pellegrino
A novembre 2018 ha inaugurato un importante progetto pilota di collaborazione tra artisti del territorio e gli istituti scolastici fiorentini partendo da un progetto della Associazione MUS.E con l’Istituto Comprensivo Oltrarno (Dirigente prof.ssa Paola Salmoiraghi), promosso dal Comune di Firenze (Direzione Istruzione).
L’iniziativa ha visto le strutture scolastiche mettere a disposizione un’aula non utilizzata per accogliere un artista contemporaneo che lavora quotidianamente a scuola. L’artista ospitato, ha offerto un laboratorio gratuito per gli studenti dell’Istituto coinvolgendo di settimana in settimana classi diverse. Il progetto intendeva creare una situazione virtuosa di scambio tra scuole e artisti. Le strutture scolastiche che hanno messo a disposizione aule non utilizzate come studi d’artista, hanno accolto l’artista selezionato ad abitare quotidianamente la scuola e offrire un laboratorio settimanale gratuito per gli studenti.
La condivisione di spazi e ambienti ha creato una relazione tra artista e “abitanti della scuola” siano essi alunni, personale docente, di segreteria o collaboratori scolastici, dando vita ad una piccola comunità sperimentale aperta ad esperienze laboratoriali altamente innovative. Tali esperienze laboratoriali sono state guidate, seguite e monitorate da Mus.e, che ha supportato e incoraggiato progetti inediti e sperimentali.
Durante l’anno scolastico 2019/2020 il progetto è stato implementato portando a cinque il numero delle scuole coinvolte. MAD ha proposto cinque diverse residenze:
Rossella Liccione presso l’Istituto Comprensivo Poliziano
Francesco Pellegrino presso l’Istituto Comprensivo Oltrarno
Fosca presso l’Istituto Comprensivo Pirandello
Casey Kaufmann e Alessandro Cassigoli presso L’Istituto Comprensivo Vespucci
Torrick Ablack, in arte Toxic presso la Scuola Secondaria di primo grado “Dino Compagni”
Il progetto è stato realizzato in collaborazione con l’Assessorato all’Istruzione del Comune di Firenze e Regione Toscana nell’ambito di Toscanaincontemporanea 2018 e Toscanaincontemporanea 2019, con il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio Firenze.
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Residenza d'artista nelle scuole dell'Associazione Fosca
Il progetto è nato dalla volontà di condividere lo sguardo e il pensiero di un giovane pubblico nel momento in cui si decide di costruire delle opere che parlano di emozioni fondanti dell’umano. Lo sguardo privo di sovrastrutture, in connessione con zone dell’essere umano spesso non più vive e pulsanti negli adulti strutturati, diventa una risorsa artistica ed è quindi un elemento con cui è prezioso entrare in dialogo e confrontarsi.
Le fiabe sono fonti di archetipi e metafore importanti per affrontare zone complesse dell’animo umano; per questo la paura ha preso in scena le sembianze del Lupo: un archetipo articolato e difficile da sciogliere e comprendere come la paura di cui è rappresentante. E’ la rappresentazione metaforica della paura verso qualcosa che si reputa oscuro ma che seduce. La paura che si desidera provare come quando da bambini si scendevano le scale di una cantina buia per sentire il brivido dell’ignoto lungo la schiena. Questo metalupo, questa figura
Il progetto è nato dalla volontà di condividere lo sguardo e il pensiero di un giovane pubblico nel momento in cui si decide di costruire delle opere che parlano di emozioni fondanti dell’umano. Lo sguardo privo di sovrastrutture, in connessione con zone dell’essere umano spesso non più vive e pulsanti negli adulti strutturati, diventa una risorsa artistica ed è quindi un elemento con cui è prezioso entrare in dialogo e confrontarsi.
Le fiabe sono fonti di archetipi e metafore importanti per affrontare zone complesse dell’animo umano; per questo la paura ha preso in scena le sembianze del Lupo: un archetipo articolato e difficile da sciogliere e comprendere come la paura di cui è rappresentante. E’ la rappresentazione metaforica della paura verso qualcosa che si reputa oscuro ma che seduce. La paura che si desidera provare come quando da bambini si scendevano le scale di una cantina buia per sentire il brivido dell’ignoto lungo la schiena. Questo metalupo, questa figura al di là del lupo dei boschi, è colui che è stato indagato insieme ai ragazzi e alle ragazze che hanno partecipato in varie forme al progetto.
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Street artist
Nato nel Bronx nel 1965 da famiglia caraibica. Come molti altri ragazzi di quel quartiere turbolento, cercava di esprimere la sua rabbia giovanile attraverso una forma spontanea di affermazione d’identità: disegnando graffiti sui malconci muri di case tutte uguali, plumbee ed anonime o sui vagoni malandati e squallidi della metropolitana. Insieme ad alcuni dei suoi “colleghi” di maggior talento, viene notato e nel momento in cui so lancia il Graffitismo come forma d’arte a pieno titolo, Toxic è nel gruppo dei migliori. Compagno di strada di leggende dell’arte contemporanea come Basquiat, Haring, Rammelzee, A One ed altri, Toxic ha partecipato alla crescita di questa corrente artistica underground che dalle strade più povere della metropoli americana è poi approfata in alcune gallerie famose, transitando anche per la Factory di Andy Warhol, e in innumerevoli mostre museali. Toxic ha continuato a lavorare su tele (e muri), trasferendosi in Europa (Francia e Italia). Protago
Nato nel Bronx nel 1965 da famiglia caraibica. Come molti altri ragazzi di quel quartiere turbolento, cercava di esprimere la sua rabbia giovanile attraverso una forma spontanea di affermazione d’identità: disegnando graffiti sui malconci muri di case tutte uguali, plumbee ed anonime o sui vagoni malandati e squallidi della metropolitana. Insieme ad alcuni dei suoi “colleghi” di maggior talento, viene notato e nel momento in cui so lancia il Graffitismo come forma d’arte a pieno titolo, Toxic è nel gruppo dei migliori. Compagno di strada di leggende dell’arte contemporanea come Basquiat, Haring, Rammelzee, A One ed altri, Toxic ha partecipato alla crescita di questa corrente artistica underground che dalle strade più povere della metropoli americana è poi approfata in alcune gallerie famose, transitando anche per la Factory di Andy Warhol, e in innumerevoli mostre museali. Toxic ha continuato a lavorare su tele (e muri), trasferendosi in Europa (Francia e Italia). Protagonista ormai di numerose mostre, attualmente Toxic vive e dipinge in Toscana.
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Residenza d'artista nelle scuole di Alessandro Cassigoli e Casey Kaufmann
Ognuno è un piccolo film
E’ quasi sempre la storia di una persona ad essere al centro di un film, di un documentario o di un reportage televisivo.
Ma come si filma una persona e come la si racconta attraverso lo strumento del video?
Lo scopo del workshop è stato quello di realizzare un breve filmato che raccontasse un personaggio scelto appositamente insieme agli alunni. Inizialmente sono stati mostrati alcuni brevi esempi di reportage realizzati dai docenti del workshop, e sono state fornite alcune nozioni basilari di filmmaking, dopodichè i partecipanti sono stati divisi in tante piccole troupe ognuna delle quali ha avuto l’obbiettivo di filmare una determinata persona.
Il workshop è stato condotto da Casey Kauffman e Alessandro Cassigoli vincitori con il documentario “Butterfly” del Globo d’ Oro 2019, assegnato dall’Associazione Stampa Estera in Italia, come miglior film documentario italiano dell’anno.
Ognuno è un piccolo film
E’ quasi sempre la storia di una persona ad essere al centro di un film, di un documentario o di un reportage televisivo.
Ma come si filma una persona e come la si racconta attraverso lo strumento del video?
Lo scopo del workshop è stato quello di realizzare un breve filmato che raccontasse un personaggio scelto appositamente insieme agli alunni. Inizialmente sono stati mostrati alcuni brevi esempi di reportage realizzati dai docenti del workshop, e sono state fornite alcune nozioni basilari di filmmaking, dopodichè i partecipanti sono stati divisi in tante piccole troupe ognuna delle quali ha avuto l’obbiettivo di filmare una determinata persona.
Il workshop è stato condotto da Casey Kauffman e Alessandro Cassigoli vincitori con il documentario “Butterfly” del Globo d’ Oro 2019, assegnato dall’Associazione Stampa Estera in Italia, come miglior film documentario italiano dell’anno.
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Residenza d'artista nelle scuole di Toxic
Firenze, da culla del Rinascimento a promotrice della street art, conferma nel tempo la sua vocazione all’arte in ogni sua forma ed espressione, offrendo anche una mappa on line in continuo aggiornamento. La Scuola Dino Compagni con l’opera di Toxic è stata parte di questo grande museo a cielo aperto.
La street art è rappresentazione della società contemporanea, è un linguaggio fatto di simboli e significati non sempre svelati ma che arriva diretta allo sguardo di chi la incontra, è’ racconto contemporaneo, storytelling in tempo reale. Un polo didattico e culturale completo, che si può immaginare come un microcosmo perfetto, nel quale ogni elemento costituisce parte integrante e fondamentale del tutto. Questa è la visione di Toxic espressa in VERITAS attraverso la rappresentazione dei 4 elementi acqua, fuoco, aria, terra, che costituiscono la composizione di ogni sostanza esistente. “è la prima scuola in città pensata e costruita con gli spazi e la funzionalità di un
Firenze, da culla del Rinascimento a promotrice della street art, conferma nel tempo la sua vocazione all’arte in ogni sua forma ed espressione, offrendo anche una mappa on line in continuo aggiornamento. La Scuola Dino Compagni con l’opera di Toxic è stata parte di questo grande museo a cielo aperto.
La street art è rappresentazione della società contemporanea, è un linguaggio fatto di simboli e significati non sempre svelati ma che arriva diretta allo sguardo di chi la incontra, è’ racconto contemporaneo, storytelling in tempo reale. Un polo didattico e culturale completo, che si può immaginare come un microcosmo perfetto, nel quale ogni elemento costituisce parte integrante e fondamentale del tutto. Questa è la visione di Toxic espressa in VERITAS attraverso la rappresentazione dei 4 elementi acqua, fuoco, aria, terra, che costituiscono la composizione di ogni sostanza esistente. “è la prima scuola in città pensata e costruita con gli spazi e la funzionalità di un centro civico avanzato”.
La scuola secondo Plutarco non deve riempire le menti come un vaso, ma accendere il fuoco per il gusto della ricerca e l’amore della VERITÀ come potente mezzo per rendere l’uomo libero. Questo è stato il messaggio scelto da Toxic per la sua opera, VERITAS, che ha occupato circa 400 metri quadri di parete esterna della Dino Compagni.
Da sempre Toxic con la sua arte contribuisce attivamente a progetti di beneficenza e di valorizzazione artistica di spazi urbani come la nuova scuola di Campo di Marte.
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Artista visivo
Rossella Liccione vive ed opera a Firenze presso il suo laboratorio artistico, collaborando con l’Accademia di Belle Arti di Firenze, affiancando i docenti nella Scuola di decorazione, dove ha conseguito il diploma Accademico di I livello in decorazione e successiva specializzazione di II livello in “Arti Visive e Discipline dello Spettacolo” ed un Master in Textile. L’Artista elabora un linguaggio di geometrie irregolari che sfruttano la luce e la trasparenza per esaltare l’intensità del colore.
Rossella Liccione vive ed opera a Firenze presso il suo laboratorio artistico, collaborando con l’Accademia di Belle Arti di Firenze, affiancando i docenti nella Scuola di decorazione, dove ha conseguito il diploma Accademico di I livello in decorazione e successiva specializzazione di II livello in “Arti Visive e Discipline dello Spettacolo” ed un Master in Textile. L’Artista elabora un linguaggio di geometrie irregolari che sfruttano la luce e la trasparenza per esaltare l’intensità del colore.
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Residenza d'artista nelle scuole di Rossella Liccione
Rossella Liccione durante la propria residenza d’artista a scuola ha lavorato con i ragazzi ed i docenti dell’Istituto Comprensivo Oltrarno durante l’anno scolastico 2018/2019 e presso l’Istituto Comprensivo Poliziano durante l’anno scolastico 2019/2020.
‘Emozione = Identità, è stato il titolo scelto per questo progetto di residenza d’artista. Vi è il tentativo, in questa esperienza, di riappropriarsi del proprio io, ovvero, io allievo emozionandomi comunico le diverse sensazioni, attraverso i colori le forme e le infinite combinazioni, interagendo con un materiale palpabile, facile da lavorare, come il pvc. Attraverso questo processo creativo, emerge il singolo “allievo” con le sue caratteristiche, la sua creatività, così da riconoscersi ed identificarsi attraverso tale espressione, per poter essere “se stessi” in mezzo al gruppo, per condividere il proprio elaborato, ed essere parte integrando del lavoro di squadra. I canali scelti per q
Rossella Liccione durante la propria residenza d’artista a scuola ha lavorato con i ragazzi ed i docenti dell’Istituto Comprensivo Oltrarno durante l’anno scolastico 2018/2019 e presso l’Istituto Comprensivo Poliziano durante l’anno scolastico 2019/2020.
‘Emozione = Identità, è stato il titolo scelto per questo progetto di residenza d’artista. Vi è il tentativo, in questa esperienza, di riappropriarsi del proprio io, ovvero, io allievo emozionandomi comunico le diverse sensazioni, attraverso i colori le forme e le infinite combinazioni, interagendo con un materiale palpabile, facile da lavorare, come il pvc. Attraverso questo processo creativo, emerge il singolo “allievo” con le sue caratteristiche, la sua creatività, così da riconoscersi ed identificarsi attraverso tale espressione, per poter essere “se stessi” in mezzo al gruppo, per condividere il proprio elaborato, ed essere parte integrando del lavoro di squadra. I canali scelti per questa esperienza sono stati “i sensi”, punto focale di tutto il processo creativo, indipendenti dalle materie coinvolte per svolgere i laboratori con i ragazzi della scuola Machiavelli. La particolarità dell’esperienza è stata quella di lavorare con le diverse materie, così da allargare i punti di vista e comprendere che da una singola esperienza di emozioni, pensieri, il lavoro unico e personale di ogni allievo, apre a nuovi mondi. Un semplice elaborato di forme e colori può diventare una melodia, può esprimersi attraverso la poesia, combinare con le regole della matematica, esprimersi con un’altra lingua, etc…etc…. La sperimentazione di coinvolgere le diverse materie scolastiche, nell’attività creativa, ha dato risultati molto positivi. Semplicemente meraviglioso, lo stupore dei ragazzi nel vedere, che ciò di cui avevo esposto verbalmente all’inizio, di questa straordinaria esperienza, è stato possibile realizzarlo, e soprattutto che i principali attori erano loro. L’esperienza laboratoriale è cominciata ascoltando la musica, con gli occhi chiusi, per potersi emozionare, ed esprimere tale sensazione attraverso i colori e le sue combinazioni, creando svariate forme con il pvc, dando un nome o un titolo a ciascun elaborato. L’esperienza “si conclude” con la performance della “Campana della Vita”, gioco performativo, svolto nel giardino della scuola, dove ogni singolo allievo indossava degli auricolari, con gli occhi chiusi, e ascoltando la musica, doveva attraversare sette quadrati di diverso materiale, simulando il gioco della campana. In questo processo si attivano e prendono vita tutti i sensi: dall’udito al tatto alla vista, e inconsciamente, quando siamo in uno stato di pace interiore e serenità e gratificazione si attivano anche “l’olfatto e il gusto”, l’immaginazione, crea sogni, e ci porta in uno stato di sazietà, e dove l’aria che respiriamo ha il profumo della bellezza e dell’armonia’. Rossella Liccione
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Residenza d'artista nelle scuole di Francesco Pellegrino
Francesco Pellegrino ha portato avanti il suo progetto di residenza d’artista a scuola presso l’Istituto Comprensivo Poliziano durante l’anno scolastico 2018/2019 e presso l’Istituto Comprensivo Oltrarno durante l’anno scolastico 2019/2020.
‘Al centro degli incontri vi era un’installazione interattiva, realizzata appositamente per questo progetto, intorno alla quale sono state realizzati dei workshop dove gli studenti potevano sperimentare ed interagire con l’opera. Una vasca circolare di un metro di diametro con all’interno dell’acqua, attraverso un eccitatore posizionato sulla superficie inferiore della vasca, permetteva al materiale di vibrare, e quindi all’acqua, visualizzando attraverso di essa le forme delle onde sonore. Attraverso due sensori di distanza si è resa l’installazione interattiva attribuendo ad un sensore il volume e all’altro la frequenza del suono nell’acqua. A partire dall’opera si è potuto parlare degli aspetti
Francesco Pellegrino ha portato avanti il suo progetto di residenza d’artista a scuola presso l’Istituto Comprensivo Poliziano durante l’anno scolastico 2018/2019 e presso l’Istituto Comprensivo Oltrarno durante l’anno scolastico 2019/2020.
‘Al centro degli incontri vi era un’installazione interattiva, realizzata appositamente per questo progetto, intorno alla quale sono state realizzati dei workshop dove gli studenti potevano sperimentare ed interagire con l’opera. Una vasca circolare di un metro di diametro con all’interno dell’acqua, attraverso un eccitatore posizionato sulla superficie inferiore della vasca, permetteva al materiale di vibrare, e quindi all’acqua, visualizzando attraverso di essa le forme delle onde sonore. Attraverso due sensori di distanza si è resa l’installazione interattiva attribuendo ad un sensore il volume e all’altro la frequenza del suono nell’acqua. A partire dall’opera si è potuto parlare degli aspetti fisici del suono, di come la consapevolezza dei mezzi possa diventare mezzo espressivo e di come non ci siano limiti nell’arte a che tipo di mezzo si utilizza. Si è potuto parlare anche di percezione, potendo esperire il suono, normalmente legato al solo senso dell’udito, anche con la vista ed infine anche con il tatto, facendo provare i ragazzi ad immergere le mani nell’acqua mentre suonavano. Questo percorso è stato attraversato da tutte le classi. Con alcune classi è stato possibile aggiungere altre esperienze attorno all’opera: con la classe di strumento (violoncello e flauto) è stato possibile far suonare i propri strumenti ai ragazzi e farli amplificare attraverso l’installazione, visualizzando così ciò che suonavano; con la professoressa di matematica si è potuto affiancare un percorso di fisica e acustica “visualizzabile” sulla vasca; infine con la professoressa di italiano è stato messo in atto un interessantissimo percorso in due lezione sul linguaggio applicato al suono: a partire dalle definizioni oggettive verso tutte le espressioni soggettive per descrivere ciò che un suono ci comunica’. Francesco Pellegrino
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With the column #LeOpereeiGiorni we invited artists, curators and intellectuals to share reflections on their work and the current moment.
Today we listen to Francesco Pellegrino, musician e Visual artist
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