FLOR DE MÀRMOL è una storia d’amore e una testimonianza di memoria storica su una delle piaghe del conflitto armato che più ha colpito l’animo della Colombia: la sparizione forzata degli esseri umani.
Nel 1997 a Bogotá nasce un’intensa storia d’amore tra Flora, una giovane scrittrice di poesie, e Julio Holfman, difensore dell’ambiente e dei diritti umani. Lui lavorava al Centro Popolare di Ricerca ed Educazione (CINEP), si incontrarono e per 6 mesi vissero un bellissimo idillio terminato tragicamente e bruscamente con il rapimento e la scomparsa di Julio.
Si salutarono un pomeriggio dopo aver pranzato in un ristorante del centro città; Si accordarono per incontrarsi “tra tre ore a casa”, ma non si videro mai più.
Flora rifiuta di accettare il rapimento del suo amato e lo cerca per tutta la Colombia, ma non lo trova mai, entra in un delirio poetico e scrive febbrilmente, cercando il verso perfetto per dire addio a un uomo morto.
Dopo 10 anni di ricerche, decide di seppellire il suo dolore sulle spiagge di San Bernardo del Viento, un posto bellissimo, dove avevano programmato di andare insieme e non sono mai andati.
Alla fine Flora accetta che nonostante il dolore ha ancora vita e deve superare la sua condizione di vittima e trascendere la propria tragedia. L’opera si conclude con un invito a celebrare la vita, con quello spirito di resilienza con cui si cerca di superare il dolore e le perdite lasciate dal conflitto armato.
Alla narrazione centrale si intrecciano altre storie di amori impossibili o amori dal finale tragico, come quello di Julio Antonio Mella e Tina Modotti; Mario Calderón e Elsa Alvarado; Orfeo ed Euridice; La dolce Maria Loynaz e il re Tut Am Amen.
Nel corso dello spettacolo, l’attrice stessa svela le motivazioni autobiografiche che l’hanno portata ad affrontare il tema della sparizione forzata in teatro.