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Cosa fanno insieme un polpo sulla scia dorata del mare al tramonto, una madre con un neonato in braccio, un vecchio con una spiga di grano e un falcetto su un carro, un uomo che si tuffa, una cesta di frutta, un crocifisso con due pannocchie appese ai lati?

Sono solo alcune delle immagini raccolte da Luisa Fantinel in L’arte di morire (e di vivere), ed. Skira, per un viaggio illustrato nel paese della morte senza angoscia, a partire dai capolavori dell’arte occidentale, ma che allarga la riflessione all’antropologia, alla psicanalisi, all’arte terapia, che verrà presentato sabato 12 febbraio a partire dalle ore 17.30, alla presenza dell’autrice e della Dott.ssa Ilaria Innocenti, Psicologa, Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico-fenomenologico, Arteterapeuta.

Per pensare la morte diversamente e pubblicamente e per farlo fuori dalla categoria del macabro che si è imposto da svariati secoli e che allontana la possibilità di viverla come un evento naturale. L’autrice, che è storica dell’arte e arte terapeuta, indica alcuni elementi alla base del persistente tabù che la società occidentale nutre verso la morte e invita a un viaggio alla scoperta del proprio rapporto con essa, che inizia da come pensiamo quotidianamente la realtà in generale. Spesso siamo infatti imprigionati da funzionamenti mentali e posturali che ci allontanano dall’ordine più generale della natura e ci impediscono di accettare il limite come una dimensione necessaria e persino creativa.

Un allenamento quotidiano all’impermanenza, da fare in compagnia dell’arte.

 

Luisa Fantinel è storica e critica dell’arte. Perfezionata in antropologia culturale e sociale, è arte terapeuta a indirizzo psicodinamico. La sua ricerca muove nell’ambito delle correlazioni tra cultura e benessere individuale e sociale, nello specifico riguardo all’evoluzione dei concetti di femminile, animale e morte nella civiltà occidentale.