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Aryan Ozmaei
Nata a Tehran (Iran) nel 1976, dove ha vissuto fino al 2002 prima di trasferirsi in Italia, a Firenze, dove attualmente vive e lavora. Ha frequentato la Azad Art and Architecture University, laureandosi in pittura. Ha successivamente frequentato l’Accademia di Belle Arti di Firenze, ottenendo la Laurea in Pittura e poi conseguendo la specializzazione in Arti visive e linguaggi multimediali. La sua attività recente ha compreso la mostra personale ”A studio abroad” presso SRISA Project Space a Firenze e la mostra personale ”Grounds” presso la Fondazione Malvina Menegaz di Castelbasso (TE), entrambe curate da Pietro Gaglianò. Tra le sue mostre collettive più recenti, vi sono ”If it is untouchable it is not beautiful” per la Galleria Monitor di Roma; ”Forme uniche nella continuità dello spazio”, a cura di Luigi Presicce, per la Galleria Rizzuto di Palermo. Ha partecipato alla mostra collettiva ”La luna è vicina”, cur
Nata a Tehran (Iran) nel 1976, dove ha vissuto fino al 2002 prima di trasferirsi in Italia, a Firenze, dove attualmente vive e lavora. Ha frequentato la Azad Art and Architecture University, laureandosi in pittura. Ha successivamente frequentato l’Accademia di Belle Arti di Firenze, ottenendo la Laurea in Pittura e poi conseguendo la specializzazione in Arti visive e linguaggi multimediali. La sua attività recente ha compreso la mostra personale ”A studio abroad” presso SRISA Project Space a Firenze e la mostra personale ”Grounds” presso la Fondazione Malvina Menegaz di Castelbasso (TE), entrambe curate da Pietro Gaglianò. Tra le sue mostre collettive più recenti, vi sono ”If it is untouchable it is not beautiful” per la Galleria Monitor di Roma; ”Forme uniche nella continuità dello spazio”, a cura di Luigi Presicce, per la Galleria Rizzuto di Palermo. Ha partecipato alla mostra collettiva ”La luna è vicina”, curata da Saverio Verini, a Pereto (AQ) in occasione di ”Straperetana 2019”. Nel 2021 ha partecipato alla mostra collettiva “Paso doble”, curata da Pietro Gaglianò, presso la Fondazione Malvina Menegaz di Castelbasso (TE). Nel 2022 ha preso parte alla mostra collettiva “Spazio, forma, ritmo – e a Capo”, a cura di Davide Silvioli, presso il Civico Museo d’Arte Moderna e Contemporanea, Anticoli Corrado (RM).
di Aryan Ozmaei, a cura di Veronica Caciolli
La mostra Terzo Spazio di Aryan Ozmaei, sviluppata a partire dal lavoro A Day at the Anthropological Museum of Florence, si articola tra MAD Murate Art District, che ha già dedicato numerosi progetti al Postcolonial e alla De-colonizzazione, e il Museo di Antropologia e Etnologia, ispiratore di questa prima opera nel 2019.
L’attitudine archeologica della pittura di Aryan Ozmaei l’ha condotta ad imbattersi nelle collezioni del Museo, il primo del suo genere, istituito nel 1869 da Paolo Mantegazza. Il suo allestimento rimasto pressoché invariato dalla seconda metà dell’Ottocento, ha stimolato una serie di riflessioni nell’artista, per altro caratterizzanti l’arte contemporanea: i rapporti interdisciplinari tra arte e antropologia, la storia coloniale, lo sguardo etnocentrico, le categorie tassonomiche espositive ottocentesche, la modernità e la sua crisi, la necessità di riscrittura, i processi di ibridazione e di de-colonialismo.
Per Terzo Spazio l
La mostra Terzo Spazio di Aryan Ozmaei, sviluppata a partire dal lavoro A Day at the Anthropological Museum of Florence, si articola tra MAD Murate Art District, che ha già dedicato numerosi progetti al Postcolonial e alla De-colonizzazione, e il Museo di Antropologia e Etnologia, ispiratore di questa prima opera nel 2019.
L’attitudine archeologica della pittura di Aryan Ozmaei l’ha condotta ad imbattersi nelle collezioni del Museo, il primo del suo genere, istituito nel 1869 da Paolo Mantegazza. Il suo allestimento rimasto pressoché invariato dalla seconda metà dell’Ottocento, ha stimolato una serie di riflessioni nell’artista, per altro caratterizzanti l’arte contemporanea: i rapporti interdisciplinari tra arte e antropologia, la storia coloniale, lo sguardo etnocentrico, le categorie tassonomiche espositive ottocentesche, la modernità e la sua crisi, la necessità di riscrittura, i processi di ibridazione e di de-colonialismo.
Per Terzo Spazio l’artista ha realizzato venti dipinti collection-specific, promuovendo eterotopie, zone di contatto e identità fluide. Il titolo della mostra prende ispirazione dalla teoria dell’antropologo Homi K. Bhabha che nel suo celebre The Location of Culture propone la progressiva costituzione di “spazi terzi”, ovvero luoghi di ibridazione tra culture che Aryan Ozmaei avanza nei suoi collages pittorici: statue e sculture frammentate o decontestualizzate vengono ricostruite dall’artista anche simbolicamente, superando la rigida ordinazione etnografica tradizionale.
Photo Credits Giorgio Barrera