Agorà
installazione sonora permanente
APRIArchival Platform
Chiara Bettazzi
Il progetto della mostra unisce tre depositi costantemente tenuti insieme da un unico filo conduttore che è quello legato all’ibridazione delle materie e alla non istantanea riconoscibilità degli oggetti usati, oltre ad essere un intervento pensato appositamente per lo spazio architettonico di MAD. Il titolo della mostra è Standby, l’ho scelto appositamente per questi oggetti che sembravano in attesa di diventare altro…
_ Chiara Bettazzi
L’intervento installativo di Chiara Bettazzi vede protagonisti gli strumenti scientifici conservati nei depositi del Museo Galileo (tra gli oggetti selezionati un caleidoscopio, un binocolo da teatro con custodia, uno specchio concavo metallico, un visore per microscopio) e i reperti lapidei e materiali del deposito del complesso delle Murate, insieme alle relative schede inventariali, testimonianze fotografiche e documentali. Attraverso ricomposizioni visive questi elementi – fuori contesto rispetto ai loro luoghi di co
Il progetto della mostra unisce tre depositi costantemente tenuti insieme da un unico filo conduttore che è quello legato all’ibridazione delle materie e alla non istantanea riconoscibilità degli oggetti usati, oltre ad essere un intervento pensato appositamente per lo spazio architettonico di MAD. Il titolo della mostra è Standby, l’ho scelto appositamente per questi oggetti che sembravano in attesa di diventare altro…
_ Chiara Bettazzi
L’intervento installativo di Chiara Bettazzi vede protagonisti gli strumenti scientifici conservati nei depositi del Museo Galileo (tra gli oggetti selezionati un caleidoscopio, un binocolo da teatro con custodia, uno specchio concavo metallico, un visore per microscopio) e i reperti lapidei e materiali del deposito del complesso delle Murate, insieme alle relative schede inventariali, testimonianze fotografiche e documentali. Attraverso ricomposizioni visive questi elementi – fuori contesto rispetto ai loro luoghi di conservazione – diventano oggetto e suggestione per l’opera dell’artista: si apre così un dialogo articolato su differenti livelli di memoria, tra l’immaginario artistico di Chiara Bettazzi e lo spirito che anima la conservazione istituzionale degli oggetti storici e scientifici. Risemantizzati in una nuova geografia della visione. Curata da Letizia Bocci e Valentina Gensini, la mostra mette in evidenza l’urgenza intimamente legata alla necessità dell’artista di riappropriarsi di una memoria individuale e collettiva, affinché essa non venga dispersa. Il visitatore è invitato così a risalire alle prime tracce di un vissuto e di un pensiero: quello legato alla pratica dell’artista e quello delle due realtà fiorentine. Il risultato è un lavoro di riflessione sulla stratificazione del tempo e della memoria.
Con saggi di: Letizia Bocci, Alessandra Acocella, Caterina Toschi, Silvia Bruni, Valentina Gensini e Margherita Scheggi.
L’esposizione si presenta all’occhio come un lavoro scultoreo, che oltre ad essere espressione di un processo in divenire, è una stratificazione di studio e documentazione su entrambi i depositi, insieme a lavori passati dell’artista, in particolare gli studi sulla visione e sulla fotografia, che trovano completamento e senso in questa nuova dimensione. Chiara Bettazzi ha così, progressivamente, posto l’attenzione sul concetto di ambiente, su qualcosa che andava costruendosi in termini di relazione, sia durante il lavoro nei depositi, sia all’interno della mostra, chiedendo a chi osserva di affinare lo sguardo, affinché ciò che sembra una sola moltitudine possa rivelarsi nelle proprie infinite variazioni, all’interno di un’unica “visione d’insieme”, come suggerisce il sottotitolo della mostra, sebbene suddivisa in più nuclei focali.
_ Letizia Bocci
Il lavoro di Chiara Bettazzi può dunque essere letto da una prospettiva storico-artistica in senso lineare, attraverso una ricognizione puntuale della cronologia delle diverse fasi della sua ricerca – restituita nel presente volume da Alessandra Acocella –, oppure ponendolo comparativamente nel crogiuolo delle pratiche tassonomiche contemporanee, in cui il formato della collezione è integrato nella prassi artistica ed espositiva per indagare l’ambivalenza diacronica e anacronica delle memorie racchiuse negli oggetti raccolti; la complessità di questo secondo metodo di indagine è oggetto di numerosi studi monografici, di cui la presente indagine è debitrice pur focalizzandosi solo su pochi aspetti della questione.
_ Caterina Toschi
Chiara Bettazzi (Prato, 1977) è artista e fondatrice dello spazio ex-industriale di Via Genova. Da anni indaga i linguaggi contemporanei all’interno del paesaggio industriale del territorio attraverso il progetto TAI – Tuscan Art Industry. Da sempre interessata a innescare processi di sensibilizzazione e riappropriazione di spazi in abbandono si dedica alla sua ricerca artistica che indaga una duplice dimensione, da un lato lo spazio industriale e i luoghi silenziosi dall’altro una poetica dell’oggetto quotidiano che si sviluppa tra accumulo e scarto. Un processo creativo che riflette sulla memoria, sul tempo, e sul tentativo di coniugare materie organiche e inorganiche. Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private.
Murate Art District non è un semplice spazio espositivo ma un cantiere di produzione: tramite una selezione basata sul progetto artistico e sul curriculum vitae, artisti nazionali ed internazionali possono svolgere periodi di ricerca dedicati a progetti specifici, condividendo così il loro lavoro con la cittadinanza attraverso installazioni site specific, workshop ed esposizioni.
In occasione della mostra Standby. Installation view di Chiara Bettazzi mercoledì 21 giugno verrà presentato al pubblico il catalogo dell’omonima esposizione ancora in mostra presso MAD Murate Art District. Parte della collana “Quaderni di residenza” edita da Postmediabooks, il volume racconta l’intervento site-specific dell’artista, attraverso immagini e importanti contributi scientifici.
Presentano le autrici Valentina Gensini, Letizia Bocci, Alessandra Acocella, Caterina Toschi, Silvia Bruni.
Per informazioni
055 2476873
info.mad@musefirenze.it
In occasione della mostra Standby. Installation view di Chiara Bettazzi mercoledì 21 giugno verrà presentato al pubblico il catalogo dell’omonima esposizione ancora in mostra presso MAD Murate Art District. Parte della collana “Quaderni di residenza” edita da Postmediabooks, il volume racconta l’intervento site-specific dell’artista, attraverso immagini e importanti contributi scientifici.
Presentano le autrici Valentina Gensini, Letizia Bocci, Alessandra Acocella, Caterina Toschi, Silvia Bruni.
Per informazioni
055 2476873
info.mad@musefirenze.it
Questo contenuto appare in:
Chiara Bettazzi (www.chiarabettazzi.org) vive e lavora a Prato. Il suo lavoro è collegato in maniera intrinseca alla luce e allo spazio, entro cui si muovono gli oggetti presi in esame, per lo più raccolti, recuperati e accumulati. Oggetti che entrano a far parte di vere e proprie scenografie, set fotografici in cui l’artista comincia a dar vita alla sua narrazione. Ne scaturiscono delle poetiche nature morte, immagini che nascono da un lavoro di raccolta, codificazione, riordino e assetto secondo valori e criteri di volta in volta diversi, con una perizia ed una sensibilità evidenti. La sua ricerca è legata a una riflessione sulla quotidianità delle cose, in cui persiste la necessità di cambiare l’identità e trovare incessantemente una nuova immagine, attraverso vari media. Un processo creativo che riflette sulla memoria, sul tempo e sul tentativo di coniugare materie organiche e inorganiche. Un lavoro di studio, ricognizione e progettazione dello spazio che si estende fino
Chiara Bettazzi (www.chiarabettazzi.org) vive e lavora a Prato. Il suo lavoro è collegato in maniera intrinseca alla luce e allo spazio, entro cui si muovono gli oggetti presi in esame, per lo più raccolti, recuperati e accumulati. Oggetti che entrano a far parte di vere e proprie scenografie, set fotografici in cui l’artista comincia a dar vita alla sua narrazione. Ne scaturiscono delle poetiche nature morte, immagini che nascono da un lavoro di raccolta, codificazione, riordino e assetto secondo valori e criteri di volta in volta diversi, con una perizia ed una sensibilità evidenti. La sua ricerca è legata a una riflessione sulla quotidianità delle cose, in cui persiste la necessità di cambiare l’identità e trovare incessantemente una nuova immagine, attraverso vari media. Un processo creativo che riflette sulla memoria, sul tempo e sul tentativo di coniugare materie organiche e inorganiche. Un lavoro di studio, ricognizione e progettazione dello spazio che si estende fino al territorio esterno, dove l’artista innesca processi di riabilitazione e riqualificazione di aree industriali e fabbriche dismesse. Dal 2005 apre il suo studio SC17, tramite il quale riattiva l’area industriale dell’ex Lanificio Bini, portando avanti negli anni vari progetti che riflettono sul patrimonio industriale e culturale della città di Prato. Attiva collaborazioni con varie figure professionali, con istituzioni pubbliche e marchi internazionali. Ha esposto in Musei e spazi privati, le sue opere sono in collezioni private e pubbliche tra cui: Castello di Ama Siena, Museo di Santa Maria della Scala Siena, Collezione Farnesina Roma, Casa Masaccio Centro per l’arte contemporanea San Giovanni Valdarno, La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
di Chiara Bettazzi, a cura di Letizia Bocci e Valentina Gensini
La mostra, nata da una produzione inedita commissionata da Museo Galileo e MAD Murate Art District nell’ambito del Progetto RIVA, presenta un’installazione site-specific che si sviluppa intorno al tema del deposito, luogo emblema della conservazione ma anche spazio di memorie, materiali ed immateriali, sconosciute e celate alla vista collettiva.
L’intervento installativo di Chiara Bettazzi vede protagonisti gli strumenti scientifici conservati nei depositi del Museo Galileo (tra gli oggetti selezionati un caleidoscopio, un binocolo da teatro con custodia, uno specchio concavo metallico, un visore per microscopio) e i reperti lapidei e materiali del deposito del complesso delle Murate, insieme alle relative schede inventariali, testimonianze fotografiche e documentali. Attraverso ricomposizioni visive questi elementi – fuori contesto rispetto ai loro luoghi di conservazione – diventano oggetto e suggestione per l’opera dell’artista: si apre così un dialogo articolato
La mostra, nata da una produzione inedita commissionata da Museo Galileo e MAD Murate Art District nell’ambito del Progetto RIVA, presenta un’installazione site-specific che si sviluppa intorno al tema del deposito, luogo emblema della conservazione ma anche spazio di memorie, materiali ed immateriali, sconosciute e celate alla vista collettiva.
L’intervento installativo di Chiara Bettazzi vede protagonisti gli strumenti scientifici conservati nei depositi del Museo Galileo (tra gli oggetti selezionati un caleidoscopio, un binocolo da teatro con custodia, uno specchio concavo metallico, un visore per microscopio) e i reperti lapidei e materiali del deposito del complesso delle Murate, insieme alle relative schede inventariali, testimonianze fotografiche e documentali. Attraverso ricomposizioni visive questi elementi – fuori contesto rispetto ai loro luoghi di conservazione – diventano oggetto e suggestione per l’opera dell’artista: si apre così un dialogo articolato su differenti livelli di memoria, tra l’immaginario artistico di Chiara Bettazzi e lo spirito che anima la conservazione istituzionale degli oggetti storici e scientifici. Risemantizzati in una nuova geografia della visione.
Curata da Letizia Bocci e Valentina Gensini, la mostra mette in evidenza l’urgenza intimamente legata alla necessità dell’artista di riappropriarsi di una memoria individuale e collettiva, affinché essa non venga dispersa. Il visitatore è invitato così a risalire alle prime tracce di un vissuto e di un pensiero: quello legato alla pratica dell’artista e quello delle due realtà fiorentine. Il risultato è un lavoro di riflessione sulla stratificazione del tempo e della memoria.
L’esposizione inaugura mercoledì 10 maggio alle ore 18.00 presso MAD Murate Art District e sarà visitabile fino a domenica 23 luglio.
Per informazioni
055 2476873
info.mad@musefirenze.it