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Katiuscia Favilli

KATIUSCIA FAVILLI si occupa di arti performative come pratica di scena e progettazione da venti anni.  Formatrice in ambito artistico ed educativo declina la pratica del teatro come strumento di esplorazione del sé, capacità relazionale e crescita del proprio potenziale. Ha maturato competenze nella progettazione di percorsi sia per soggetti in formazione che per formatori, in ambiti formali e informali, quali scuole, festival e cooperative sociali. Attualmente collabora con il dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Firenze.

KATIUSCIA FAVILLI si occupa di arti performative come pratica di scena e progettazione da venti anni.  Formatrice in ambito artistico ed educativo declina la pratica del teatro come strumento di esplorazione del sé, capacità relazionale e crescita del proprio potenziale. Ha maturato competenze nella progettazione di percorsi sia per soggetti in formazione che per formatori, in ambiti formali e informali, quali scuole, festival e cooperative sociali. Attualmente collabora con il dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Firenze.

Indagine sul mito di Orfeo ed Euridice di Katiuscia Favilli

 

Il mito di Orfeo ed Euridice, oltre alla sua romantica interpretazione, mette di fronte all’esperienza dell’inevitabilità della fine al di là della potenza della vita e della volontà dei sentimenti. Il mito può essere un mezzo per fare esperienza di questioni esistenziali complesse con cui è difficile confrontarsi con il solo pensiero analitico e logico. Orfeo attraversa le porte dell’Ade, ma non è il solo. Nella letteratura troviamo altri esempi di eroi ed eroine che riescono a superare la soglia tra la vita e la morte per entrare in un mondo completamente ignoto. Fin dall’antichità la geografia del mondo delle tenebre era molto chiara agli individui, oggi questo spazio è incerto, negato anche come forma di riflessione o esercizio creativo. Com’è l’aldilà? Come te lo immagini? Queste le prime domande con cui entreremo in dialogo con le ragazze e i ragazzi. La riflessione sull&#

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Indagine sul mito di Orfeo ed Euridice di Katiuscia Favilli

 

Il mito di Orfeo ed Euridice, oltre alla sua romantica interpretazione, mette di fronte all’esperienza dell’inevitabilità della fine al di là della potenza della vita e della volontà dei sentimenti. Il mito può essere un mezzo per fare esperienza di questioni esistenziali complesse con cui è difficile confrontarsi con il solo pensiero analitico e logico. Orfeo attraversa le porte dell’Ade, ma non è il solo. Nella letteratura troviamo altri esempi di eroi ed eroine che riescono a superare la soglia tra la vita e la morte per entrare in un mondo completamente ignoto. Fin dall’antichità la geografia del mondo delle tenebre era molto chiara agli individui, oggi questo spazio è incerto, negato anche come forma di riflessione o esercizio creativo. Com’è l’aldilà? Come te lo immagini? Queste le prime domande con cui entreremo in dialogo con le ragazze e i ragazzi. La riflessione sull’altro mondo, sul luogo fisico e mentale dove chi muore va, è uno spazio creativo e di riflessione concreto che può dare la possibilità di parlare e confrontarsi in maniera protetta su un argomento complesso e difficile come la morte, in modo particolare nella fase della preadolescenza. Abbiamo spesso risposto o sentito raccontare alle bambine e ai bambini che le nuvole o la luna ospitano cani e gatti. Le prime esperienze di morte portano la conseguente domanda dov’è? a cui l’adulto ha necessità di dare una risposta. La ricerca sul mito di Orfeo ed Euridice desidera indagare lo spazio possibile di un al di là: immaginarlo, rifletterci, entrarci in relazione tramite l’utilizzo della scena teatrale.

 

Indagine sul nero di Paolo Mereu

 

Il nero si manifesta sottoforma di buio, luogo affascinante, se limitato a potenze inibenti; è seducente tanto da  trasformarsi in un caos consolatorio; è il colore dell’ovest dove tramonta il sole. Questo colore include variabili interessanti generando processi ciclici e ripetitivi: dal buio all’abbaglio, illuminante prima accecante poi. Nell’arte figurativa ha assunto significati spesso contraddittori nel corso del tempo: la fertilità, gli Inferi, l’aldilà, il lutto, l’umiltà, la penitenza e il peccato, per citarne alcuni, fino a simboleggiare persino l’autorità. Il non-colore per eccellenza riesce a generare immagini e visioni ad uno sguardo attento creando aspettative o desideri inattesi. Il laboratorio sarà costruito intorno allo studio di un’opera d’arte figurativa attinente al tema in questione. Gli studenti saranno invitati a scegliere un’opera da analizzare individualmente o in piccoli gruppi e cercheranno attraverso il corpo una maniera per esprimerne una sintesi. L’obiettivo sarà la costruzione di un linguaggio, su cui entreranno in gioco nuove riflessioni e osservazioni nate dall’indagine su questo colore. L’allenamento dello sguardo non sempre avviene in modo consapevole e costruttivo, infatti i giovani sono bombardati da immagini spesso vuote di significato oppure omologate ad un pensiero comune, che abbatte le loro potenzialità cognitive e immaginifiche, portandoli ad avere timore di uscire dal coro per esporsi liberamente e trascendere dal quotidiano. Nel ciclo che prevede sei incontri, verranno proposte pratiche in grado di preparare il corpo ad entrare in uno specifico processo drammaturgico la cui finalità è la costruzione di un metalinguaggio. Ogni incontro solleciterà il pensiero del corpo secondo una tematica specifica, che cercheremo di analizzare sotto molteplici aspetti (meccanico, cinestetico, sociale, artistico, culturale e politico).

 

FOSCA

Una rete in continua definizione

Fosca (2006) è una rete in continua definizione che mira a creare spazi di indagine e riflessione nella cultura contemporanea, attraverso creazioni nell’ambito delle arti performative e visive. All’interno delle varie iniziative ogni volta collaborano artisti e neofiti diversi, legati ai tratti specifici dell’opera. Fosca non vuole essere una formazione di persone, piuttosto un insieme di collaborazioni e vissuti, in continua mutazione fra soggetti, linguaggi, territori e ambiti disciplinari. È uno spazio mentale che trova la sua manifestazione in azioni concrete nella ricerca artistica e nello studio dei linguaggi della contemporaneità, occupandosi trasversalmente di cultura, educazione, socialità e scienze umane

Fosca (2006) è una rete in continua definizione che mira a creare spazi di indagine e riflessione nella cultura contemporanea, attraverso creazioni nell’ambito delle arti performative e visive. All’interno delle varie iniziative ogni volta collaborano artisti e neofiti diversi, legati ai tratti specifici dell’opera. Fosca non vuole essere una formazione di persone, piuttosto un insieme di collaborazioni e vissuti, in continua mutazione fra soggetti, linguaggi, territori e ambiti disciplinari. È uno spazio mentale che trova la sua manifestazione in azioni concrete nella ricerca artistica e nello studio dei linguaggi della contemporaneità, occupandosi trasversalmente di cultura, educazione, socialità e scienze umane

Atletica del cuore. Distanza | Spazi possibili

Convegno | Performance

la città come luogo dell’atto artistico e pedagogico.

La crisi generata dall’attuale emergenza sanitaria ha mostrato alcune fragilità dell’organizzazione delle istituzioni culturali legate all’arte e all’istruzione. Una in particolare le accomuna entrambe:  accadono principalmente in uno spazio fisico formale chiuso ed esclusivo. La soluzione principale è stata trovare un luogo alternativo, lo spazio virtuale, che ha messo al riparo i corpi ma che ha privato della relazione che si instaura con la compresenza fisica.

La città è tutto quello che esiste al di fuori delle mura dei teatri e delle scuole, nel senso che con essa raramente questi mondi entrano in  relazione.

Senza mettere in dubbio la formalità della scena come necessaria ad una certa creazione o la necessità di un luogo dove si svolga la scuola, questi luoghi dedicati portano con sé un’importante questione sulla loro funzione sociale/culturale: il teatro come luogo dell&

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la città come luogo dell’atto artistico e pedagogico.

La crisi generata dall’attuale emergenza sanitaria ha mostrato alcune fragilità dell’organizzazione delle istituzioni culturali legate all’arte e all’istruzione. Una in particolare le accomuna entrambe:  accadono principalmente in uno spazio fisico formale chiuso ed esclusivo. La soluzione principale è stata trovare un luogo alternativo, lo spazio virtuale, che ha messo al riparo i corpi ma che ha privato della relazione che si instaura con la compresenza fisica.

La città è tutto quello che esiste al di fuori delle mura dei teatri e delle scuole, nel senso che con essa raramente questi mondi entrano in  relazione.

Senza mettere in dubbio la formalità della scena come necessaria ad una certa creazione o la necessità di un luogo dove si svolga la scuola, questi luoghi dedicati portano con sé un’importante questione sulla loro funzione sociale/culturale: il teatro come luogo dell’incontro è in crisi da molto tempo, la scuola come unico luogo a cui delegare la pedagogia e l’apprendimento anche.

Atletica del cuore vuole essere uno strumento per generare pensiero. Un luogo dove artisti e intellettuali possano portare le loro visioni, uno spazio dialettico. I relatori saranno narratori del possibile, esploratori di altre soluzioni. Altri spazi possibili.

Il convegno si è sempre svolto in presenza. Quest’anno abiterà forzatamente la virtualità.  Non può essere un semplice spostamento: un convegno che parla di arte e pedagogia non può sottrarsi a una riflessione strutturale sul setting di lavoro.

Non volevamo  snaturare il setting del convegno e ci siamo interrogati su un possibile visivo. Ci è piaciuto immaginarlo come un’opera d’arte in divenire. La pagina web a cui collegarsi per ascoltare lo streaming ospiterà anche la diretta live di una telecamera posizionata nello studio parigino dell’artista Stephan Zimmerli; inquadrerà le mani di Stephan che, ascoltando le voci dei relatori e da queste  prende spunto, dipingerà traducendo l’intervento in un suo quadro. In contemporanea il musicista Davide Woods improvvisando sui movimenti delle mani di Stephan, creerà la colonna sonora dell’azione, in diretta dal suo studio fiorentino  e con diversi strumenti musicali.

Atletica del cuore decide di abitare il web e prova a sperimentare l’essere contemporaneamente un momento di alta formazione, una trasmissione radio e una live performance di segno e musica: il digitale potenzia stratificazione e contemporaneità.

Il convegno di Atletica del cuore, in questa edizione, si svolgerà in streaming radio sulla piattaforma del media partner Fango Radio. E’ stata scelta la radio per una riflessione su l’invasività fisica (stare fermo di fronte ad uno schermo a guardare e ascoltare) che i mezzi digitali hanno portato negli ultimi mesi nello spazio privato: la radio  è una voce che abitualmente entra in casa,  è il sottofondo di altre azioni, apre un immaginario visivo attivo e partecipato. ponendosi come obiettivo quello di essere contemporaneamente un momento di alta formazione.
Una trasmissione radio e una live performance di segno e musica grazie alla collaborazione con gli artisti Stephan Zimmerli e Davide Woods
La conclusione della giornata sarà affidata alla poetessa Elisa Biagini, che diretta da Cristina Abati, leggerà live alcune poesie raccolte sotto il titolo Corrente Alternata.
Intervengono al convegno:
Ermanna Montanari e Marco Martinelli; Farsi Luogo, Teatro delle Albe, Ravenna.
Anna Gesualdi e Giovanni Trono; Lo spazio della differenza, teatringestazione, Napoli.
Anna Lisa Pecoriello; Scuole aperte, la crisi come opportunità, urbanista e ricercatrice, Firenze.
Gilberto Scaramuzzo, docente di pedagogia dell’espressione, Roma 3.

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Corrente alternata

scritto e letto da Elisa Biagini, regia Cristina Abati

Aperto anche a chi non partecipa ai percorsi di formazione.

Al tavolo da ore: c’è come un vibrare di piatti all’altezza
del polso, la manica è una tenda per il sangue.
Fuori, il colore è di inverno sguinzagliato. Ritorni, tra
nuvola e suolo.

Ghiaccio e fuoco si avvicinano, complementari, per dar vita a una corrente alternata di immagini e pensieri. La voce del poeta, si fa carne e allo stesso tempo risuona come fumoso ghiaccio, diventa la sua stessa ombra, che racconta seduta a un tavolo di quel ricordo polveroso che ha dato amore e vita. “Mi spiani le rughe alla fronte” “Ci sono parole rimaste nel fuoco..ghiaccio la distanza tra la mia memoria e il tuo respiro” sono alcune delle parole che emergeranno tra le crepe di una partitura sonora fatta di parole, echi della voce, suoni naturali e meccanici.

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Un progetto a cura di Fosca realizzato con il contributo di Fondazione CR Firenze e sostenuto da Mus.E e Murate Art District, all’interno di Inverno Fiorentino.
Media partner fango radio, partner di comunicazione Neo Studio

Atletica del cuore. Distanza | Spazi possibili

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Katia Favilli

formatrice teatrale

Katiuscia Favilli si occupa di arti performative come pratica di scena e progettazione da venti anni. Formatrice in ambito artistico ed educativo declinando la pratica del teatro come strumento di esplorazione del sé, capacità relazionale, crescita del proprio potenziale e delle proprie capacità individuali. Ha maturato competenze nella progettazione di percorsi sia per soggetti in formazione che per formatori, in ambiti formali e informali, quali scuole, festival e cooperative sociali. Attualmene collabora con il dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Firenze.

FOSCA è un progetto nato nel 2006 dall’idea di Caterina Poggesi. Fosca è una rete in continua definizione che mira a creare spazi di indagine e riflessione nella cultura contemporanea, attraverso creazioni nell’ambito delle arti performative e visive. All’interno delle varie iniziative ogni volta collaborano artisti e neofiti diversi, legati ai tratti specifici dell’opera. Fosca

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Katiuscia Favilli si occupa di arti performative come pratica di scena e progettazione da venti anni. Formatrice in ambito artistico ed educativo declinando la pratica del teatro come strumento di esplorazione del sé, capacità relazionale, crescita del proprio potenziale e delle proprie capacità individuali. Ha maturato competenze nella progettazione di percorsi sia per soggetti in formazione che per formatori, in ambiti formali e informali, quali scuole, festival e cooperative sociali. Attualmene collabora con il dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Firenze.

FOSCA è un progetto nato nel 2006 dall’idea di Caterina Poggesi. Fosca è una rete in continua definizione che mira a creare spazi di indagine e riflessione nella cultura contemporanea, attraverso creazioni nell’ambito delle arti performative e visive. All’interno delle varie iniziative ogni volta collaborano artisti e neofiti diversi, legati ai tratti specifici dell’opera. Fosca non vuole essere una formazione di persone, piuttosto un insieme di collaborazioni e vissuti, in continua mutazione fra soggetti, linguaggi, territori e ambiti disciplinari. È uno spazio mentale che trova la sua manifestazione in azioni concrete nella ricerca artistica e nello studio dei linguaggi della contemporaneità, occupandosi trasversalmente di cultura, educazione, socialità, scienze umane. È un progetto di creazione, produzione e promozione artistica di spettacoli, laboratori, eventi, momenti di studio, mostre, pubblicazioni, trasmissioni radiofoniche. Fosca è un network multidirezionale in continua evoluzione e come tale opera.

Lupo e Rosso | Fosca

Residenza d'artista per teatro d'attore e figura, consigliato per un pubblico dai 7 anni.

Non e coraggioso chi non ha paura, ma chi ha paura e riesce a superarla
antico proverbio cinese

Da secoli i lupi che corrono nei boschi di tutto il mondo uno a fanco all’altro sono due: uno in carne, ululato e ossa e l’altro etereo e immaginifco, amico e fglio delle tenebre, addomesticato da santi, animale psicopompo, simbolo di voracita e crudelta piu impregnato di fragilita umane che animali.
Il Lupo delle fabe nasce sulle orme di questa seconda fgura: rappresenta l’oscuro, il male, ma non qualcosa di chiaramente orribile da cui scappare. E’ la rappresentazione metaforica della paura verso qualcosa che si reputa oscuro ma che seduce. La paura che si desidera provare come quando da bambini si scendevano le scale di una cantina buia per sentire il brivido dell’ignoto lungo la schiena.
La paura e un’emozione importante ed e importante avere la capacita di riconoscerla e gestirla: nasce di fronte alle esperienze nuove, alla necessita di superare i prop


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Non e coraggioso chi non ha paura, ma chi ha paura e riesce a superarla
antico proverbio cinese

Da secoli i lupi che corrono nei boschi di tutto il mondo uno a fanco all’altro sono due: uno in carne, ululato e ossa e l’altro etereo e immaginifco, amico e fglio delle tenebre, addomesticato da santi, animale psicopompo, simbolo di voracita e crudelta piu impregnato di fragilita umane che animali.
Il Lupo delle fabe nasce sulle orme di questa seconda fgura: rappresenta l’oscuro, il male, ma non qualcosa di chiaramente orribile da cui scappare. E’ la rappresentazione metaforica della paura verso qualcosa che si reputa oscuro ma che seduce. La paura che si desidera provare come quando da bambini si scendevano le scale di una cantina buia per sentire il brivido dell’ignoto lungo la schiena.
La paura e un’emozione importante ed e importante avere la capacita di riconoscerla e gestirla: nasce di fronte alle esperienze nuove, alla necessita di superare i propri limiti, alla sperimentazione delle proprie capacita e alla conoscenza del mondo ignoto.
La scena ispirata alla piu antica faba sul lupo, sara un racocnto stratifcato di oggetti e parole, guidato da un’attrice che sulla scena rievocherà utilizzando ombre, burattini e maschere uno degli incotri fabeschi più
antichi e affascinanti.
Dopo anni ha imparato fnalmente l’alfabeto, la giusta lingua per rievocare il lupo e parlare con dolcezza con i lupi, i tanti lupi delle paure della sua vita.
Un dialogo divertente, intimo e onirico, fatto di inciampi di memoria di ripetizioi e inizi, dove i lupi si manifesteranno con una chiara ambiguita: Lupo esiste al di la di Rosso o e Rosso stessa che lo ha creato multiforme e mantenuto in vita?
Un’invito alla rifessione sulla paura indefnita per il giovane pubblico, un invito a entrare in dialogo e in contatto con il lupo, archetipo potente e antico.

Teatro d’attore e figura, consigliato per un pubblico dai 7 anni.
Ideazione: Cristina Abati e Katiuscia Favilli
Regia: Katiuscia Favilli In scena: Cristina Abati, Siani Bruchi
Maschere e oggetti: Eva Sgro
Progetto luci: Marco Sant’ambrogio
Tecnica: Siani Bruchi
Nuova produzione per l’infanzia di FOSCA con il sostegno della Regione
Toscana, del Comune di Firenze e di Fondazione CR Firenze.

Lupo e Rosso | Fosca

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ROSSO E LUPO (Trailer)

Regia: Katiuscia Favilli
Drammaturgia: Katiuscia Favilli
Attori: Cristina Abati, Matteo Bennici.
Anno: 2020

Da secoli i lupi che corrono nei boschi di tutto il mondo uno a fianco all'altro sono due: uno in carne, ululato e ossa e l'altro etereo e immaginifico, amico e figlio delle tenebre, addomesticato da santi, animale psicopompo, simbolo di voracità e crudeltà. Impregnato più di fragilità umane che animali.
Il Lupo delle fiabe nasce sulle orme di questa seconda figura: rappresenta l'oscuro, il male, non però qualcosa di chiaramente orribile da cui scappare.
E' la rappresentazione metaforica della paura verso qualcosa che si reputa oscuro ma che seduce.
La paura che si desidera provare:la stessa di quando bambini scendevamo le scale di una cantina buia per sentire il brivido dell'ignoto correre lungo la schiena.
La paura è un'emozione importante ed è importante avere la capacita di riconoscerla e gestirla: nasce di fronte alle esperienze nuove, alla necessita di superare i propri limiti, alla sperimentazione delle proprie capacità e alla conoscenza del mondo ignoto.
La scena ispirata a Cappuccetto Rosso è un meta-racconto di una storia che diventa atto magico di evocazione durante il suo narrarsi. E' però un atto incompiuto perchè l'attrice si scontra con la memoria che di per se è volubile e cambia i ricordi: quindi sbaglia, inciampa nelle parole, perde il filo, mischia storie diverse. Le storie della sua vita.
ROSSO e LUPO è una messa in scena di teatro di figura e attore la cui drammaturgia è nata in dialogo con bambini/e e ragazzi/e di età molto diverse durante circa due anni di laboratori sull'archetipo del lupo.
Alla visione dello spettacolo può essere affiancato un percorso di preparazione alla visione per il pubblico, con un piccolo laboratorio sull'arte della scena di 2h.

Ideazione: Katiuscia Favilli e Cristina Abati
Altri crediti: Composizione musicale: Matteo Bennici.
Oggetti di scena: Eva Sgrò.
Progetto luci: Marco Santabrogio, Siani Bruchi.
Progetto grafico: Leonardo Mazzi - Neo Studio.

Produzione: FOSCA

Regia: Katiuscia Favilli
Drammaturgia: Katiuscia Favilli
Attori: Cristina Abati, Matteo Bennici.
Anno: 2020
Ideazione: Katiuscia Favilli e Cristina Abati
Altri crediti: Composizione musicale: Matteo Bennici.
Oggetti di scena: Eva Sgrò.
Progetto luci: Marco Santabrogio, Siani Bruchi.
Progetto grafico: Leonardo Mazzi - Neo Studio.
Produzione: FOSCA
ROSSO E LUPO (Trailer)

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L'arte prende casa nelle scuole

Residenza d'artista nelle scuole

Le aule (non utilizzate) diventano atelier e gli artisti offrono laboratori gratuiti ai ragazzi
Il progetto ideato da MAD Murate Art District in collaborazione con l’Assessorato all’istruzione del Comune di Firenze e Regione Toscana, è partito per l’anno scolastico 2018/2019 all’Istituto comprensivo Oltrarno e all’Istituto comprensivo Poliziano. I primi due artisti coinvolti sono stati Rossella Liccione e Francesco Pellegrino

A novembre 2018 ha inaugurato un importante progetto pilota di collaborazione tra artisti del territorio e gli istituti scolastici fiorentini partendo da un progetto della Associazione MUS.E con l’Istituto Comprensivo Oltrarno (Dirigente prof.ssa Paola Salmoiraghi), promosso dal Comune di Firenze (Direzione Istruzione).

L’iniziativa ha visto le strutture scolastiche mettere a disposizione un’aula non utilizzata per accogliere un artista contemporaneo che lavora quotidianamente a scuola. L’artista ospitato, ha offerto un laboratorio gratuito


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Le aule (non utilizzate) diventano atelier e gli artisti offrono laboratori gratuiti ai ragazzi
Il progetto ideato da MAD Murate Art District in collaborazione con l’Assessorato all’istruzione del Comune di Firenze e Regione Toscana, è partito per l’anno scolastico 2018/2019 all’Istituto comprensivo Oltrarno e all’Istituto comprensivo Poliziano. I primi due artisti coinvolti sono stati Rossella Liccione e Francesco Pellegrino

A novembre 2018 ha inaugurato un importante progetto pilota di collaborazione tra artisti del territorio e gli istituti scolastici fiorentini partendo da un progetto della Associazione MUS.E con l’Istituto Comprensivo Oltrarno (Dirigente prof.ssa Paola Salmoiraghi), promosso dal Comune di Firenze (Direzione Istruzione).

L’iniziativa ha visto le strutture scolastiche mettere a disposizione un’aula non utilizzata per accogliere un artista contemporaneo che lavora quotidianamente a scuola. L’artista ospitato, ha offerto un laboratorio gratuito per gli studenti dell’Istituto coinvolgendo di settimana in settimana classi diverse. Il progetto intendeva creare una situazione virtuosa di scambio tra scuole e artisti. Le strutture scolastiche che hanno messo a disposizione aule non utilizzate come studi d’artista, hanno accolto l’artista selezionato ad abitare quotidianamente la scuola e offrire un laboratorio settimanale gratuito per gli studenti.

La condivisione di spazi e ambienti ha creato una relazione tra artista e “abitanti della scuola” siano essi alunni, personale docente, di segreteria o collaboratori scolastici, dando vita ad una piccola comunità sperimentale aperta ad esperienze laboratoriali altamente innovative. Tali esperienze laboratoriali sono state guidate, seguite e monitorate da Mus.e, che ha supportato e incoraggiato progetti inediti e sperimentali.

Durante l’anno scolastico 2019/2020 il progetto è stato implementato portando a cinque il numero delle scuole coinvolte. MAD ha proposto cinque diverse residenze:

Rossella Liccione presso l’Istituto Comprensivo Poliziano
Francesco Pellegrino presso l’Istituto Comprensivo Oltrarno
Fosca presso l’Istituto Comprensivo Pirandello
Casey Kaufmann e Alessandro Cassigoli presso L’Istituto Comprensivo Vespucci
Torrick Ablack, in arte Toxic presso la Scuola Secondaria di primo grado “Dino Compagni”

Il progetto è stato realizzato in collaborazione con l’Assessorato all’Istruzione del Comune di Firenze e Regione Toscana nell’ambito di Toscanaincontemporanea 2018 e Toscanaincontemporanea 2019, con il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio Firenze.

L'arte prende casa nelle scuole

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L'arte prende casa nelle scuole | Associazione Fosca

Residenza d'artista nelle scuole dell'Associazione Fosca

Il progetto è nato dalla volontà di condividere lo sguardo e il pensiero di un giovane pubblico nel momento in cui si decide di costruire delle opere che parlano di emozioni fondanti dell’umano. Lo sguardo privo di sovrastrutture, in connessione con zone dell’essere umano spesso non più vive e pulsanti negli adulti strutturati, diventa una risorsa artistica ed è quindi un elemento con cui è prezioso entrare in dialogo e confrontarsi.

Le fiabe sono fonti di archetipi e metafore importanti per affrontare zone complesse dell’animo umano; per questo la paura ha preso in scena le sembianze del Lupo: un archetipo articolato e difficile da sciogliere e comprendere come la paura di cui è rappresentante. E’ la rappresentazione metaforica della paura verso qualcosa che si reputa oscuro ma che seduce. La paura che si desidera provare come quando da bambini si scendevano le scale di una cantina buia per sentire il brivido dell’ignoto lungo la schiena. Questo metalupo, questa figura

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Il progetto è nato dalla volontà di condividere lo sguardo e il pensiero di un giovane pubblico nel momento in cui si decide di costruire delle opere che parlano di emozioni fondanti dell’umano. Lo sguardo privo di sovrastrutture, in connessione con zone dell’essere umano spesso non più vive e pulsanti negli adulti strutturati, diventa una risorsa artistica ed è quindi un elemento con cui è prezioso entrare in dialogo e confrontarsi.

Le fiabe sono fonti di archetipi e metafore importanti per affrontare zone complesse dell’animo umano; per questo la paura ha preso in scena le sembianze del Lupo: un archetipo articolato e difficile da sciogliere e comprendere come la paura di cui è rappresentante. E’ la rappresentazione metaforica della paura verso qualcosa che si reputa oscuro ma che seduce. La paura che si desidera provare come quando da bambini si scendevano le scale di una cantina buia per sentire il brivido dell’ignoto lungo la schiena. Questo metalupo, questa figura al di là del lupo dei boschi, è colui che è stato indagato insieme ai ragazzi e alle ragazze che hanno partecipato in varie forme al progetto.

L'arte prende casa nelle scuole | Associazione Fosca

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Parola di Curatore, Le Opere e i Giorni | Katia Favilli, formatrice teatrale, FOSCA

Con la rubrica #LeOpereeiGiorni abbiamo invitato artisti, curatori e intellettuali a condividere riflessioni sul loro lavoro e sul momento attuale.
Oggi lasciamo la parola a

Parola di Curatore, Le Opere e i Giorni
Katia Favilli, formatrice teatrale, FOSCA
Parola di Curatore, Le Opere e i Giorni | Katia Favilli, formatrice teatrale, FOSCA

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