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Questo lavoro nasce da una condizione immaginata. È una declinazione della visione, a volte un tentativo di simultaneità di tempi e spazi.

Ciò che in natura e in scienza non si può avere, è una forte attrattiva per chi ama maneggiare strumenti utili per l’assurdo, per l’eccezionale.

La materia prima sono due corpi, due elementi dell’ordinario, due persone, due ritratti, due entità scultoree, due frammenti, due e, a volte, un unico. Come creta nelle mani di uno scultore i due corpi sono a servizio di questo esperimento, dello stare e restare e del posare, della trasformazione.

Posiamo per essere guardarti e posiamo il nostro peso, ineluttabilmente sottostiamo alle leggi fisiche della gravità e misteriosamente parliamo senza parole con i nostri corpi, raccontando storie non udibili.

Posare il tempo invita ciascuno spettatore a lasciare da parte il suo insaziabile bisogno di comprendere.

“Il percorso è carnale piuttosto che concettuale e il pensiero è legato al “qui

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Questo lavoro nasce da una condizione immaginata. È una declinazione della visione, a volte un tentativo di simultaneità di tempi e spazi.

Ciò che in natura e in scienza non si può avere, è una forte attrattiva per chi ama maneggiare strumenti utili per l’assurdo, per l’eccezionale.

La materia prima sono due corpi, due elementi dell’ordinario, due persone, due ritratti, due entità scultoree, due frammenti, due e, a volte, un unico. Come creta nelle mani di uno scultore i due corpi sono a servizio di questo esperimento, dello stare e restare e del posare, della trasformazione.

Posiamo per essere guardarti e posiamo il nostro peso, ineluttabilmente sottostiamo alle leggi fisiche della gravità e misteriosamente parliamo senza parole con i nostri corpi, raccontando storie non udibili.

Posare il tempo invita ciascuno spettatore a lasciare da parte il suo insaziabile bisogno di comprendere.

“Il percorso è carnale piuttosto che concettuale e il pensiero è legato al “qui ed ora” che sostiene la scrittura della storia tra i corpi, guida le metamorfosi dei pensieri che vi operano e trasforma costantemente la materia prima: la figura umana […] Nel mio lavoro il tempo opera la progressione della composizione, lo spazio genera le connessioni e il peso radica il senso del gesto”. Claudia Catarzi

Con lo studio a due “Posare il tempo”, prosegue la  ricerca sulle figurazioni, sui parametri della sua composizione e sul ritmo dei suoi paesaggi in movimento, visitati in un viaggio intimo e in una dimensione psicologica partecipata di sottile e forte impatto. La relatività delle connessioni è nella trama del suo operare scultoreo, in dialogo con il suono, per una scrittura scenica peculiare, per una costellazione pittorica di elementi corporei asciutti, privi di ogni compiacimento. Gli istanti, da decifrare e inseguire, si concatenano a opera della pura presenza in un’idea dell’arte del corpo raffinata, controllata, ampliata nei dettagli di una partitura dinamica esatta che elabora segni poetici in un montaggio accuratissimo, scevro di descrizioni nella propria chiarezza nettamente modellata e scandita.