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Finissage 16 gennaio 17.30

Il lavoro e l’immagine dell’accoglienza 

con:

Mauro Storti, coordinatore progetto SPRAR SdS Firenze;

Elisa Sensi, facilitatrice linguistica SPRAR P.A.C.I. Firenze;

Roberta Sartor, phd in Etnopsichiatria, Psicologia e Scienze Cognitive;

Erika Cellini, docente di Sociologia delle migrazioni e Metodi di ricerca per le Scienze sociali, UNIFI

Progetto realizzato e prodotto nel corso di una residenza artistica presso MAD, a cura di Gabriele Pantaleo

La residenza di Mohamed Keita presso MAD Murate Art District si è focalizzata sul rapporto tra migrazioni e immagini; in particolare sulle rappresentazioni dell’integrazione istituzionale e del volontariato nei media. Il progetto ha quindi preso forma attraverso le visite ai centri di seconda accoglienza della provincia di Firenze. Qui Mohamed Keita ha realizzato gli scatti presentati in questa mostra, che si offre quale modo diverso di rappresentare l’alterità, perché questa sia non solo oggetto dello sguardo e del pensiero, ma agente nel pensiero e nello sguardo.

Nel pensiero_ Le immagini rappresentano oggi un materiale estremamente diffuso, abbondante, invadente persino. La velocità che caratterizza la fruizione visuale e cognitiva nei media digitali rende il loro approccio sempre più distaccato e fugace.  Partendo da questa constatazione, l’allestimento della mostra è concepito con lo scopo di creare un tempo per l’immagine, evocando la composizione delle pale d’altare medievali e rinascimentali.  L’esposizione, scevra da didascalie, vuole proporsi come un racconto visivo, in cui il pensiero dello spettatore possa trovar spazio per esplorare.

Nello sguardo_ La mostra si apre con una serie di scatti che inquadrano particolari architettonici dei luoghi visitati; gli spazi introducono il racconto, catturando lo sguardo con un gioco coloristico molto delicato, ma l’uomo inizia subito ad essere evocato con la presenza di alcuni oggetti quali indumenti stesi al sole. L’esposizione continua con un dialogo costante tra ritratti degli ospiti e particolari dei luoghi vissuti, concludendosi con un dittico di ritratti. Mohamed evita di produrre ritratti pietistici o stereotipati che cerchino il dolore negli occhi dei soggetti o nella loro condizione fisica. Le persone sono ritratte nella loro umanità individuale e non nella loro tragica storia: accettare l’alterità non contempla alcun pietismo.

 

Nel pensiero, nello sguardo_ Il rapporto tra le strutture geometriche e i volti è una precisa scelta stilistica e narrativa del fotografo, che non crea immagini da osservare soltanto nella loro bellezza formale, dimentiche del contesto e dei soggetti. Al contrario la composizione è il mezzo attraverso il quale catturare lo sguardo, spingerlo a soffermarsi e a prendersi del tempo; per attivare un pensiero che non si fermi alla superficie ma sia in grado di assaporare il messaggio dell’immagine, scoprirne il vero contenuto.

 

A margine dell’indagine di residenza sono stati creati anche due ‘racconti’, qui esposti, che cercano di guardare da dentro il mondo degli SPRAR e del volontariato, accompagnati da immagini di Aboubacar Kourouma, ospite di un centro di seconda accoglienza.

Mohamed Keita

Mohamed Keita nasce in Costa D’Avorio nel 1993. A 14 anni lascia il proprio Paese, in piena guerra civile, per affrontare da solo un viaggio tra la Guinea, il Mali, l’Algeria e la Libia dove si imbarca per attraversare il Mediterraneo. Dopo lo sbarco a Malta, riesce a raggiungere l’Italia nel 2010. Quando arriva a Roma, a 17 anni, vive per strada per alcuni mesi e inizia a frequentare il centro diurno per minori Civico Zero di  Savethechildren,  dove gli regalano la sua prima macchina fotografica.

Vive e lavora a Roma dove insegna fotografia presso il centro Civico Zero. Nel 2017 ha aperto un laboratorio per ragazzi di strada in Mali.

 

Principali esposizioni e premi:

  • “Piedi, scarpe, bagagli”, Camera dei Deputati, Roma, 2012
  • “Ritratti”, XII Festival Internazionale di Roma, MACRO, Roma, 2014
  • Premio ‘young/old photographer’ PHC Capalbio fotografia, 2015
  • “Desperate crossing” mostra di Mohamed Keita e Paolo Pellegrin, Istituto italiano di cultura di New York, 2016
  • “Par l’errance”, Centro d’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato, 2018
  • “Rothko in Lampedusa”, mostra collettiva organizzata da UNHCR, Fondazione Ugo e Olga Levi, Venezia, 2019
Il Progetto è realizzato nell’ambito di Toscanaincontemporanea 2019 con il sostegno di Regione Toscana e Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze

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