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a cura di / curated by Dispositivi Comunicanti e Mind the GAP

La mostra è dedicata alla libertà vista dal carcere e alla luce dell’arte. L’iniziativa nasce per dare voce attraverso l’arte ai sogni di giovani detenuti minorenni collegando i loro pensieri alle riflessioni sulla libertà e sulla dignità della pena dei padri fondatori dell’Europa, Altiero Spinelli in primis.

Il progetto artistico – che è già stato ospitato presso l’Istituto Centrale di Restauro di Roma – nasce dalle intenzioni dell’onorevole Silvia Costa, Commissario straordinario di Governo per il recupero dell’ex carcere borbonico sull’isola di Santo Stefano a Ventotene. Organizzato assieme ad alcuni degli Istituti di Cultura dei Paesi europei in Italia (EUNIC-Cluster Roma) quali il Centro Ceco, l’Istituto Bulgaro di Cultura, l’Istituto Polacco, l’Istituto Slovacco, l’Istituto Yunus Emre Centro Culturale Turco, la Rappresentanza Generale della Comunità fiamminga e della Regione delle Fiandre, ha ricevuto la collaborazione dell’Archivio storico dell’Unione Europea di Firenze e del Ministero della Giustizia e viene accolto da MAD Murate Art District, coinvolgendo giovani artisti e curatrici dell’Accademia di Belle Arti di Firenze.

L’eterogeneo percorso della mostra, curato nella sua sede fiorentina da Dispositivi Comunicanti e Mind the GAP, raccoglie le opere di Stefano Bellanova, Giorgia Errera, Sadra Ghahari, Weronika Guenther, Martin Jurik, Katerina Kuchtova, Federico Niccolai, Marianna Panagiotoudi, Karina Popova, Ilaria Restivo, Zoya Shokoohi, Maria Giovanna Sodero, Valerio Tirapani e Laura Zawada.

Gli artisti coinvolti, chiamati a partecipare dalle istituzioni promotrici, sono stati esortati a interpretare con le loro opere alcuni dei concetti a fondamento dell’Unione Europea: libertà, unità, memoria, comunità e parità. E proprio partendo dalla parola libertà sono stati evocati desideri, sogni e aspirazioni da parte di alcuni giovani reclusi nel Carcere minorile di Casal del Marmo a Roma coinvolti in un laboratorio di scrittura creativa dall’attore Salvatore Striano, realizzato in collaborazione con il Dipartimento della Giustizia minorile del Ministero della Giustizia. I testi prodotti sono stati poi affidati tramite gli Istituti di Cultura ai diplomandi delle Accademie di Belle Arti dei sei Paesi europei (Bulgaria, Repubblica Ceca, Fiandre, Polonia, Slovacchia, Turchia) che hanno realizzato, partendo dalla reinterpretazione, opere artistiche di grande valore, collegate tra loro da un elemento simbolico: la dimensione delle celle del carcere.

La scelta degli spazi del Complesso delle Murate per la tappa fiorentina di questo percorso non è casuale, ma deriva dall’importante storia di questo luogo. Dal 1424 al 1808 la struttura ha ospitato il Convento della Congregazione delle Suore Murate; tra il 1848 e il 1983 fu convertito in carcere maschile, con un’ala adibita a carcere duro nel periodo del Ventennio fascista, destinato a anarchici, socialisti ed antifascisti.  Tra i numerosi detenuti di alto profilo politico spiccano i nomi di Carlo Levi, Gaetano Salvemini, Nello Rosselli, Carlo Ludovico Ragghianti e Alcide De Gasperi; quest’ultimo, insieme ad Altiero Spinelli, tra i promotori dell’Unione Europea.

I progetti artistici contestualizzati nel carcere duro delle Murate esplorano il concetto di libertà all’interno della cella carceraria, si interrogano non solo sulla natura, ma anche sulla forma che questa può assumere quando è vissuta, desiderata o immaginata all’interno di un luogo di detenzione. Le opere, impiegando media diversi, spaziano dalla scultura alla performance, alla proiezione di un mondo virtuale, trasformando le celle in varchi verso realtà sconosciute, esperienze condivise e luoghi di memoria.

 

Per informazioni

055 2476873

info.mad@musefirenze.it