Origine, metodologia e obiettivi:
Il lavoro nasce dall’elaborazione di un mito che racconta la genesi dell’arcipelago delle isole Eolie e si divide in due parti: la prima è una performance in cui un gruppo di interpreti collaborerà alla messa in scena del mito e la seconda è una versione cinematografica dello stesso sottoforma di cotrometraggio di circa 20 minuti. In occasione di questa residenza intendo sviluppare la prima parte del progetto il cui esito sarà eventualmente presentato presso Murate Art District e in seguito durante il festival di danza Marosi a giugno 2024.
L’Arcipelago è infatti risultato progetto vincitore del programma di alta formazione “Around a process of Making” all’interno del festival Marosi nell’isola di Stromboli. Il programma consiste in una serie di incontri per lo sviluppo del lavoro e di una restituzione all’interno del festival.
Tema centrale della storia è la particolare relazione presente nell’immaginario collettivo tra il vulcano e le emozioni umane. Il lavoro di traduzione scenica sarà nutrito da alcune pratiche derivanti dalla tradizione della danza butoh. Un particolare riferimento è il concetto di corpo come karada, ovvero come “contenitore vuoto” e allo stesso tempo “presente”, attraverso cui le emozioni, che non appartengono mai a un soggetto, transitano.
La storia descrive infatti la presenza di una tensione latente tra gli abitanti dell’isola. Le origini del fenomeno non sono del tutto svelate ma se ne comprendono gradualmente i meccanismi e gli effetti che ne conseguono nelle dinamiche tra gli abitanti, lasciando emergere il portato psicologico di una rottura delle convenzioni sociali.
Alcune parti della storia saranno animate in stop motion con disegni a carboncino. La scelta di questa tecnica è dovuta alla sua particolare caratteristica di mantenere sul foglio una traccia visibile di ogni passaggio, dove il bianco è la cancellatura del nero e il nero è la copertura del bianco. Questa tecnica suggerisce inoltre un legame con una pratica comune sull’isola di Stromboli, dove la cenere nera dei crateri attivi ricopre quasi quotidianamente le terrazze e i tetti bianchi delle case, e gli abitanti regolarmente la spazzano via e imbiancano le case con la calce.