“Little Boy” è il nome in codice della bomba di Hiroshima, che causò in pochi attimi 70.000 vittime, 200.000 in seguito alle radiazioni. Per la prima volta nella storia, il genere umano si confronta con la possibilità dell’autodistruzione. Lo spettacolo è una versione per la scena del carteggio avvenuto tra il filosofo Günther Anders e Claude Eatherly, il pilota americano che ha dato il via libera al rilascio della bomba, internato in un ospedale psichiatrico a seguito delle difficoltà di reinserimento nella società civile:
«Non so se (…) Le abbiano raccontato tutta la mia storia. Sono il pilota che ha guidato, nella seconda guerra mondiale, la “missione atomica Hiroshima”, e da allora la mia coscienza è stata tormentata dai rimorsi. Mi sono reso colpevole di atti antisociali perché, nella confusione in cui mi trovavo, cercavo in tutti i modi un castigo.»
(Claude Eatherly, Lettera del 22/4/1960)
In Little Boy gli attori tessono un’azione ambigua, vivace e surreale. Quattro personaggi si muovono in uno spazio spalancato sull’abisso di un’Apocalisse imminente; si confrontano sulla via da seguire per la salvezza dell’umanità: ciò che l’essere umano fa e desidera come individuo è in opposizione con ciò che egli fa e desidera come membro della specie? La dedizione a una causa è materia da santi o da folli?