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La lingua madre è generalmente intesa come un’immediatezza naturale, spesso associata alla purezza e all’autenticità. Tuttavia, questa visione è stata profondamente messa in discussione attraverso indagini sui presupposti storici, materiali e ideologici alla base delle cosiddette lingue madri. Considerate come un legame naturale e corporeo con il linguaggio, nonché come un fondamento ontologico quasi incontestabile dell’esperienza linguistica, le lingue madri hanno, in realtà, una loro storia. È proprio questa condizione apparentemente naturale a costituirsi come un prodotto storico, emerso da circostanze materiali, sociali e culturali concrete. Il processo storico di costituzione delle lingue native rivela infatti il linguaggio come “madrizzato” – attraverso atti di appropriazione e delimitazione che, al contempo, operano una forma di alterizzazione linguistica. Lungi dall’essere “naturale”, questo processo si fonda su istituzioni e pratiche normative. Se così è, e se la relazione materna con il linguaggio è storicamente contingente, siamo legittimati a interrogarci sul futuro di questa relazione. Stiamo andando verso una riconfigurazione diversa delle lingue materne, più impura, aperta e plurale, una maternità non standardizzata; o ci troviamo di fronte a una forma di esistenza linguistica senza madre?

Il seminario ON (M)OTHER TONGUES AND (M)OTHERED LANGUAGES inaugura la serie di eventi Questione di Linguaggio e il suo obiettivo principale è stimolare una discussione e una riflessione sulle nozioni di maternità e natività nel linguaggio, attingendo alla filosofia, alla linguistica e alla teoria culturale. Particolare attenzione sarà data alla relazione tra lingua madre e la sua alterità implicita, esclusa o omogeneizzata. Il concetto di lingua madre implica infatti un rapporto con ciò che è necessariamente il suo altro linguistico, ossia le lingue alterizzate che restano fuori dai confini, o altre lingue le cui voci, all’interno della lingua madre, devono essere silenziate per non disturbare la presunta immediatezza autentica. Cosa protegge e riproduce esattamente lo spazio intimo delle lingue madri? Come si produce l’alterità nel linguaggio attraverso l’istituzione delle lingue madri? In che modo la costruzione storica dell’attaccamento materno al linguaggio dipende esattamente dalla percezione e dall’esperienza dell’alterità? E cosa accade quando la stessa lingua madre diventa alterità, presentandosi in una forma estraniata o alienata?

Questo seminario esplorerà queste domande, pur senza limitarsi ad esse, per delineare possibili percorsi concettuali che emergono all’interno della nozione di lingua madre, e in tal modo affrontare il tema della (ri)produzione materiale delle pratiche linguistiche: una/questa questione di linguaggio.

Durante la discussione interverranno: Maria Nadotti, Yael Lerer, Sayed Kashua.

Maria Nadotti, giornalista, saggista e traduttrice, ha vissuto tra l’Italia, gli Stati Uniti, la Palestina, la Germania e il Portogallo. È autrice di vari libri tra cui Silenzio = morte. Gli Usa nel tempo dell’Aids (1994), Trasporti e traslochi. Raccontare John Berger (2014), Necrologhi. Pamphlet sull’arte di consumare (2015), Sesso e genere (1995, 2022). Curatrice e traduttrice italiana delle opere di John Berger, Bell Hooks, Georges Didi-Huberman.

Yael Lerer, nata e cresciuta a Tel Aviv, è un attivista nei movimenti per la giustizia, l’uguaglianza e il cambiamento politico/sociale/culturale in Israele/Palestina, femminista. Era fondatrice di Andalus Publishing, una casa editrice indipendente dedicata alla traduzione di letteratura araba in ebraico (Mahmoud Darwish, Elias Khoury, Hoda Barakat et al). Vive e lavora a Parigi come ricercatrice e scrittrice indipendente. Traduce tra l’ebraico e l’arabo.

Sayed Kashua è uno sceneggiatore, scrittore e saggista palestinese-israeliano, attualmente professore aggiunto presso la Emerson University a Boston. È autore di quattro romanzi scritti in ebraico e tradotti in più lingue: Dancing Arabs (Arabi danzanti, 2003), Let It Be Morning (E fu mattina, 2005), Second Person Singular (2010), Track Changes (La traccia dei mutamenti, 2019). È creatore di alcune delle sitcom di grande successo, Arab Labor (premio per la miglior serie televisiva al Jerusalem Film Festival),The Writer and Madrasa.