Rhizomatics per Jacopo Baboni Schilingi è un nuovo modo di guardare alla creazione e alla nozione stessa di opera d’arte. È un invito agli artisti stessi, nonchè al pubblico, di aprire un nuovo spazio di incontro e dibattito per stringere un patto artistico.
Rhizomatics è infatti una performance in divenire ( che progressivamente cambia ad ogni esecuzione) divisa in tre fasi destinate a ripetersi nel tempo. La fase di residenza al MAD ha permesso ai due artisti di creare la maggior parte del lavoro, che è per definizione incompiuto, con l’obiettivo di completarlo durante le presentazioni pubbliche. Queste presentazioni si svolgono in tre parti:
– Una prova aperta della parte esistente del lavoro alla fine della residenza.
– Discussione, dialogo, confronto, dibattito con il pubblico sulle questioni sollevate dall’opera.
– Il lavoro, nella successiva fase di residenza e produzione, integra le proposte rilevanti del pubblico.
Tutte le presentazioni pubbliche sono filmate al fine di documentare sia la residenza che tutti gli scambi con il pubblico.
Tre giorni (23, 24 e 25 marzo 2022, alle ore 18.00) per una messa in scena che muta ogni volta grazie all’interazione della performer con tre oggetti scenici realizzati dalle studentesse dell’Accademia di Belle Arti di Firenze Michela Anna Pinto, Benedetta Danti e Elisa Pietracito, che la “costringono” a ridisegnare la seconda metà della performance.
Grazie alle suggestioni del pubblico l’azione varierà ogni volta.
Rhizomatics è dunque una performance di corpo, movimento e musica ma in una dimensione ” aumentata”. Infatti, il corpo della performer è « aumentato » dal sensore fisiologico della respirazione del progetto ARGO: un sistema di loop esiste tra il corpo di Agathe, i suoni che lei genera con e attraverso i suoi movimenti, i suoni che Baboni Schilingi crea con dei nuovi sistemi generativi.
Con Rhizomatics, l’artista stringe come un patto con il suo pubblico che si basa su una reinterpretazione del concetto di opera aperta, della metamorfosi dell’opera a contatto con il suo pubblico. Nonostante i principi di questo esercizio in divenire siano stati in qualche modo teorizzati in precedenza da Umberto Eco e illustrati da Thadeusz Kantor attraverso i suoi happenings, classi aperte e creazioni, siamo qui un passo oltre per via dell’integrazione della dimensione tecnologica e per il coinvolgimento critico e concettuale del pubblico in una maniera diretta.